Arrestato a Trieste un gradiscano È il “re delle truffe” agli anziani

TRIESTE. Si chiama Raffaele Peluso, 50 anni, residente a Gradisca d’Isonzo. Secondo le indagini della Squadra mobile di Trieste si “guadagna” da vivere truffando gli anziani. Facendo finta di regalare alla vittima predestinata un capo d’abbigliamento e chedendogli in cambio un offerta in denaro. Insomma, una truffa. È stato arrestato sabato mattina nel capoluogo regione, in via Ghega, dai poliziotti che lo stavano seguendo da settimane. Aveva appena bidonato quattro persone e nel sui portafoglio gli agenti hanno trovato banconote per 900 euro: mica male per mezza giornata di attività in cui, poi è emerso, aveva tentato diciotto bidoni e di questi gliene erano riusciti tre.
«Si tratta di un truffatore seriale», ha detto di Peluso il capo della Squadra mobile, Marco Calì. Peluso è stato identificato al termine di un’indagine non certo facile che è nata dopo la segnalazione di una vittima. Si tratta di un’anziana alla quale era stata appioppata una borsetta falsa griffe. Lui si era fatto dare - in cambio - alcune centinaia di euro raccontando un bel po’ di bugie: moglie e figli malati. La vittima si era rivolta alla squadra mobile riferendo che chi l’aveva bidonata guidava una vecchia Lancia Y10 e fornendo anche una sommaria descrizione. Così in poche settimane le indagini coordinate dal pm Maddalena Chergia sono andate avanti fino a quando, sabato mattina, appunto si è chiuso il cerchio. E ai suoi polsi si sono strette le manette. È stato interrogato dal gip Giorgio Nicoli che ha accolto la richiesta del pm degli arresti domiciliari. Era difeso dall’avvocato Marta Gobbato di Venezia. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma fuori dal verbale, si è detto pentito promettendo di risarcire le sue vittime.
«Oltre a operare in tutta la regione, ma anche fuori, Peluso - si legge in una nota della Questura - aveva scelto proprio Trieste come luogo privilegiato per le sue scorribande. Sorridente e ammiccante, rassicurante e ben vestito avvicinava gli ignari malcapitati che erano usciti per andare a far la spesa o per altre commissioni fingendosi un ex collega di lavoro, altre volte spacciandosi per imprenditore». Il sistema era semplice: rallentava la corsa con l’auto, abbassava il finestrino e diceva: «Ma noi ci conosciamo?» E poi per esempio «Lei è un amico di mio padre...». Oppure «Abbiamo lavorato assieme?» Qualcuno per non fare brutta figura annuiva. Alla fine a tutti proponeva in omaggio alcuni capi di vestiario («che ho casualmente in macchina») spacciandoli per griffati. «Devo liberarmene. Lei è una persona gradevole».E poi tentava di impietosire la vittima predestinata raccontando storie prese pari pari dal melodramma. La più singolare è stata quella di dire che ha la moglie invalida, senza gambe. Così impietositi dai racconti strappalacrime,- si legge nella nota della Questura - «diversi pensionati si sono visti sottrarre cospicue somme di denaro, ma hanno anche ritenuto di non sporgere querela nei suoi confronti» per un comprensibile imbarazzo.
«Alla luce di quanto accaduto - ha detto il capo della Squadra mobile - invitiamo tutta la cittadinanza, in particolare gli anziani, a diffidare di queste persone che si avvicinano sì con estrema gentilezza, ma con dei pretesti alquanto anomali, e di denunciare immediatamente eventuali analoghe situazioni che potrebbero rappresentare delle truffe. L’invito è quello di telefonare prontamente al 113 o di recarsi in un ufficio di polizia, senza timore, rappresentando l'accaduto». Insomma, occhi aperti e guardia alta.
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