Arriva il vincolo di Roma: il Caffè Torinese diventa patrimonio “intoccabile”

La dichiarazione di interesse del ministero per i beni culturali 
Lasorte Trieste 22/05/19 - Corso Italia, Caffè Torinese, Matteo Pizzolini
Lasorte Trieste 22/05/19 - Corso Italia, Caffè Torinese, Matteo Pizzolini



L’Antico Caffè Torinese è finalmente blindato a vita da un vincolo del ministero per i Beni e le Attività culturali. La società Speziaria degli Alchimisti che gestisce il locale, infatti, ha appena ricevuto, per mezzo della Segreteria regionale, la notifica del provvedimento di dichiarazione di interesse culturale per il caffè stesso, inclusi i suoi arredi, i macchinari mobili e fissi.

Nessuno dunque in futuro potrà toccare quel gioiello incastonato all’angolo tra Corso Italia e via Roma. Un omaggio, quello del vincolo, consegnato al più piccolo caffè storico di Trieste dagli attuali gestori. Sono stati loro, infatti, Matteo Pizzolini e Massimo Galatti, ad avviare lo scorso anno, quando il caffè compieva un secolo di vita, la richiesta di vincolo con l’avvallo della proprietà dell’immobile.

«Dopo il rischio che ha corso la città di perdere la pasticceria Pirona – racconta Pizzolini – abbiamo pensato fosse giusto consegnare questo locale per sempre alla storia. A noi è sembrato assurdo che in 100 anni nessuno ci avesse pensato, e siamo orgogliosi di aver difeso un bene che ora rimarrà per sempre della città».

Nessuno potrà toccarlo, rovinarlo, trasformarlo, destinarlo ad altre attività: resterà per sempre un caffè, con quegli arredi e quegli antichi macchinari.

La storia dell’Antico Caffè Torinese inizia nel secondo decennio del XX secolo. Ad avviarlo fu Elvira Köller vedova Salvadori, arrivata a Trieste da Pola con quattro figli al seguito. Inizialmente il locale aveva solo funzioni di rivendita di pasticceria, per poi diventare un vero e proprio caffè a partire dal 1921. La progettazione e l’esecuzione degli arredi interni venne affidata all’ebanista Ettore Debelli, originario di Cormons, parente acquisito dei gestori del locale che collaborò anche alla realizzazione degli interni dei transatlantici Saturnia e Vulcania della Cosulich Line di Trieste.

«Nella decorazione degli interni – scrive il Mibact nella relazione storico-artistica che accompagna il provvedimento di dichiarazione di interesse culturale – ci appare infatti evidente il riferimento alla prestigiosa tradizione navale italiana avviata all’inizio del Novecento, con il trasporto di linea dei passeggeri che culminò con l’epoca d’oro dei transatlantici tra le due guerre mondiali».

Gli interni del caffè sono caratterizzati da arredi ricercati e totalmente rivestiti in legno: teak, legno da frutto ed ebano impreziositi da particolari in ottone. E poi il sontuoso lampadario in cristallo a gocce, cui fanno pendant le raffinate lampade a parete e le tre nicchie prospicienti alle vetrine che ospitano i tavolini per gli avventori. Il Mibact segnala anche l’interessante presenza di elementi decorativi in stile Liberty, come il bancone con il ripiano in marmo «impreziosito – si legge – da una ghirlanda d’ottone decorata, come voleva lo spirito artistico del Modernismo, con decorazioni di ispirazione naturalistica, con rami di foglie di quercia e ghiande e fronde di foglie di caffè e bacche». «Mi sento un ambasciatore di questi spazi – ammette Pizzolini – e della storia che raccontano. L’attività avviata in questo locale e i suoi arredi per me e per il mio socio sono l’investimento, non solo economico ma anche sentimentale, della vita».—



Riproduzione riservata © Il Piccolo