Assalto a Ponterosso per la pesca record
Doz: «In una mattina 1400 clienti. Ai negozi un terzo della merce»
di Silvio Maranzana
di Silvio Maranzana

Millequattrocento triestini hanno comprato ieri il pesce nei due punti di vendita diretta delle cooperative di pesca, in piazza Ponterosso e in piazzetta Belvedere. Sono stati acquistati 3.800 chili, l’incasso ha superato i 10 mila euro. È il bollettino susseguente alla «grossa pescata», come stava scritto sulla grande lavagna esposta lungo il Canale, di sei tonnellate di pesce fatta la notte dell’Epifania soprattutto al largo di Santa Croce.
Di queste sei tonnellate i pescatori, volendo logicamente privilegiare la vendita diretta, ne hanno venduto alle pescherie poco più di un terzo, 2.200 chili. «All’inizio se la sono presa - ha commentato Guido Doz, presidente regionale di Agci pesca - perché so ad esempio che nel negozio di via Carducci già alle 9 non avevano più pescato locale, ma alla lunga anche i pescivendoli ci sono grati perché grazie a queste iniziative si sta diffondendo la cultura del pesce e le vendite stanno aumentando ovunque».
In realtà il clima resta teso e proprio il rappresentante delle pescherie, come si legge sotto, ha messo in dubbio la stessa veridicità dei dati sulla pesca miracolosa. La battaglia dunque continua e pare destinata ad acuirsi con la prossima apertura di altri due punti di vendita diretta da parte degli stessi pescatori, rispettivamente alla Rotonda del Boschetto e in via Battisti.
Ieri in Ponterosso i cefali erano in vendita a 2,90 euro al chilo, i «moli» a 3.90, le orate a 12 e i branzini a 16. Il prezzo più alto, relativamente alla specie, quello dei «sardoni»: 6 euro. Ieri sera però i pescatori prevedevano di poter abbassare oggi gli stessi «sardoni» a 2,90 euro. Il chiosco di Ponterosso è stato preso d’assalto già all’apertura alle 7 e mezza del mattino. «Nella prima ora - racconta Doz - abbiamo venduto 150 chili di branzini».
Quando mancano pochi minuti all’una, attorno al chiosco c’è ancora molta gente e l’eliminacode deve funzionare ininterrottamente: da dietro il bancone si scandisce il numero a gran voce. Tra i clienti, nello stesso casuale momento, un noto avvocato cittadino e un musicista di fama nazionale, oltre a signore con pellicce da parecchie migliaia di euro: acquistare il pesce al chiosco dei pescatori è contemporaneamente un fenomeno di massa e una tendenza trendy. In piazza Ponterosso sono stati venduti 2.500 dei 3.800 chili a 1.000 dei 1.400 clienti.
Nella storia cittadina una delle piazze più antiche e amate vive oggi una terza era: dopo quella delle venderigole e quella dei jeans, è l’era dei pesci. Secondo quanto ha recentemente dichiarato l’assessore comunale allo Sviluppo economico Paolo Rovis, la stessa concezione del Farmer market con la vendita diretta dal produttore al consumatore lanciata con qualche difficoltà, ha avuto una buona spinta proprio dai pescatori. «La loro presenza - ha spiegato - ha fatto crescere gli affari non solo nelle altre bancarelle, ma anche nei negozi e nei bar della zona».
«Purtroppo - lamenta Doz - la mia categoria non abbonda di grinta. Alcuni mesi fa la pesca a Trieste rischiava di scomparire per cui con qualche amico abbiamo dovuto reinventarci anche se questo ci costa molta fatica».
Dietro al bancone di piazza Ponterosso c’è Boris, lupo di mare con tradizionale barba. Ha trascorso tutta la notte in barca al comando di un pescheccio, poi è passato dietro al bancone e da lì non si muoverà fino alle 14 prima di potersi finalmente godere qualche ora di sonno.
In queste gelide giornate di gennaio sono in mare settanta barche triestine: una flotta durante la notte e un’altra durante il giorno. Alle otto e mezza di ieri sera i pescherecci stavano già rientrando, perché si stava alzando la bora, dopo un’altra pesca miracolosa di altre sei tonnellate di pesce. «Stavolta ne daremo di più alle pescherie», ha promesso Doz.
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