Assenteisti in Soprintendenza, chiesto il giudizio per 39 dipendenti triestini

Trentanove tra impiegati semplici e direttivi e funzionari con incarichi di importanti responsabilità gestionali e organizzative: praticamente quasi tutti coloro i quali avrebbero dovuto (il condizionale è evidentemente d’obbligo) lavorare alla Soprintendenza di piazza Libertà e invece - secondo il pm Massimo De Bortoli che ha chiesto il rinvio a giudizio - hanno utlizzato il tempo retribuito dallo Stato per mille altri scopi, dalla spesa, allo shopping, alle passeggiate ma anche al lavoro in proprio.
Insomma, dai capi di imputazione (accusa truffa aggravata e continuata) allegati alla richiesta di rinvio a giudizio depositata nei giorni scorsi emerge sostanzialmente un clima di bengodi dove lo stipendio non è altro che un reddito e non certo il corrispettivo di un lavoro. Dove - non è esagerato ipotizzarlo - in certi giorni, in certe ore, a palazzo Economo praticamente non rimaneva quasi nessuno. Il deserto. Eppure c’era anche chi si faceva pure pagare gli straordinari.
A inchiodare i trentanove, che dopo l’udienza davanti al gip si definiscono imputati, è stato il risultato di cento giorni di pedinamenti e filmati girati dalla Guardia di finanza che ha registrato uscite e reingressi da palazzo Economo durante l’orario di lavoro attuati senza mai “timbrare”.
Tra i 39 nomi spicca quello dell’architetto Alvaro Colonna, 62 anni. Secondo gli accertamenti della Tributaria ha collezionato un totale di 41 ore di assenza dall’ufficio tra il 19 agosto 2010 e il 28 febbraio 2011. Poi quello del collega Marino Sain, 59 anni. La Tributaria per lui ha accertato 43 ore lontano dal posto di lavoro. E poi ancora la storica dell’arte Maria Chiara Cadore, 59 anni, autrice di volumi e saggi e attiva e infaticabile organizzatrice di mostre che, secondo l’accusa, ha dimostrato di apprezzare particolarmente il mondo che c’è fuori dal suo ufficio. Risultato: assenze per 90 ore e 50 minuti. Quasi un primato. Perché il vero record tra gli assenteisti pizzicati dai finanzieri lo ha raggiunto Elvi Bossi, che avrebbe dovuto essere la segretaria del sovrintendente (ora in pensione). Dal 9 dicemmbre 2010 al 22 febbraio 2011 si è assentata per 118 ore dal proprio posto di lavoro.
Nella richiesta di rinvio a giudizio compaiono poi i nomi di Giusto Almerigogna, 67 anni; Giorgio Amoroso, 51 anni; Maurizio Anselmi, 56 anni; Claudio Barbieri, 61 anni; Fiorella Benco, 64 anni; Liala Bergamas, 53 anni; Patrizia Berini, 55 anni; Mauro Bottillo, 48 anni: Tiziana Brecevich, 53 anni; Marina Bronzin, 57 anni; Alessandro Bruni, 54 anni; Stefano Bruni, 51 anni; Marisa Callegaris, 65 anni; Lino Caputo, 63 anni; Brunella Cimadori, 58 anni: Eliano Concina, 54 anni; Annalisa De Comelli, 58 anni; Marcello Franco, 58 anni.
E poi ancora compaiono i nomi di Patrizia Giacone, 64 anni; Cristina Gioachin, 62 anni; Francesco Krecic, 43 anni; Ruben Levi, 46 anni; Doriana Mascia, 60 anni; Chiara Milella, 54 anni; Giorgio Nicotera, 57 anni; Fabio Niero, 59 anni; Giuliano Pross, 53 anni; Ada Ramani, 64 anni; Elisabetta Ruta, 57 anni; Robert Ruta, 62 anni; Isabella Sidoti, 48 anni; Francesco Tuppo, 62 anni; Fabiana Vio, 55 anni; Alessandra Vogrini, 60 anni e Luisa Zubelli, 63 anni.
Il pm De Bortoli ha contestualmente chiesto l’archiviarzione per quattro altri dipendenti che erano stati indagati nella prima fase delle indagini. Si tratta di Giampaolo Basso, Fulvio Santini, Emanuela Mora e Ruggero De Calò. La data dell’udienza preliminare non è ancora stata fissata.
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