Ateneo fucina di idee: in dirittura d’arrivo due brevetti per la medicina

Nel 2020 ne sono stati registrati sette, ora il più atteso è quello per l’identificazione delle asincronie respiratorie



Anche in quest’anno di pandemia l’ufficio per il trasferimento tecnologico dell’Università di Trieste, che si occupa della protezione e della valorizzazione dei risultati della ricerca di ateneo, ha proseguito le proprie attività. Nel 2020 sono stati registrati sette brevetti ed è nata una nuova spin off universitaria.

Ma la novità più interessante per l’ateneo triestino, raccontano Salvatore Dore, referente per la creazione d’impresa, e Rodolfo Taccani, delegato del rettore per il trasferimento tecnologico, riguarda la vincita di un bando del Mise per il finanziamento di progetti Proof of Concept, che mirano all’avvicinamento al mercato dei brevetti più promettenti di università e Irccs: l’Università di Trieste vi ha partecipato in cordata con l’ateneo di Udine e la Sissa e ha ottenuto un piazzamento di tutto rispetto (17° a livello nazionale). Grazie ai fondi ottenuti e con un cofinanziamento UniTs sta portando avanti lo sviluppo di due brevetti: per ciascuno sono stati stanziati fino a 47mila euro, di cui 30mila dal Mise e 17 mila coperti con fondi di ateneo. Si tratta di due brevetti legati al settore medico, entrambi risultato di uno sforzo multidisciplinare.

Il primo riguarda un apparato per l’identificazione delle asincronie respiratorie nella respirazione assistita con ventilatore meccanico, il secondo un metodo e una strumentazione per l’analisi di un campione di espettorato.

Nel primo caso si tratta di un brevetto di stretta attualità, già approvato in sede europea, che potrebbe essere di grande aiuto nella gestione dei pazienti in terapia intensiva.

«Il nostro obiettivo era quello di migliorare l’interazione tra ventilatore meccanico e paziente nei casi di respirazione assistita con sedazione parziale, ovvero quando è il paziente stesso ad attivare l’impulso che regola la fase inspiratoria ed espiratoria», spiega Umberto Lucangelo, direttore della struttura complessa di Anestesia e rianimazione e professore associato di Anestesiologia.

«In questo contesto avvengono spesso fenomeni patologici denominati “asincronie respiratorie”, con una mancata o ritardata risposta del ventilatore alla richiesta del paziente: queste asincronie sono difficili da riconoscere anche per il personale delle terapie intensive e sotto il profilo clinico affaticano pesantemente il diaframma e possono portare a un peggioramento delle condizioni del paziente. Perciò, partendo da una tesi di laurea e una di dottorato di due studenti di UniTs, abbiamo brevettato un dispositivo che consente di rilevare, in modo semplice, efficace e automatico, la presenza di asincronie inspiratorie ed espiratorie, rilevarne l’ampiezza e la frequenza.

In questo modo, tramite un segnale d’allarme, anche un infermiere può intervenire e correggere l’asincronia».

Ma non è finita qui, perché il team, composto anche dall’ingegnere informatico Francesco Fabris, dai computer scientist Alberto Casagrande e Luca Bortolussi, dallo specializzando in medicina Francesco Quintavalle e dal biostatistico Massimo Borelli (autori delle tesi da cui è partito il progetto), sta ora lavorando per rendere automatica la correzione delle asincronie, attraverso l’intelligenza artificiale. «Questo è l’obiettivo dei prossimi 5 anni, per cui avremo bisogno di supporti e partnership importanti, ma già ora siamo stati contattati da tre ditte europee, sono leader nel loro settore», racconta Lucangelo.

L’altro brevetto finanziato riguarda invece un nuovo test semplice, veloce ed economico per il monitoraggio dell’espettorato nei pazienti affetti da patologie polmonari croniche.

È il risultato di un lavoro di squadra portato avanti da due docenti, il biochimico e biologo molecolare Gabriele Grassi e l’ingegnere chimico Mario Grassi, con l’assegnista di ricerca Michela Abrami. —





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