Ater, a Trieste canoni da limare grazie all’eliminazione dell’Imu

L’abolizione dell’Imu sulla prima casa fa risparmiare all’Ater un bel gruzzolo: soldi pronti e spendibili perché già stanziati nel bilancio di previsione 2013, che ora può risultare alleggerito di almeno una voce in uscita. Si tratta di poco meno di due milioni di euro - per l’esattezza siamo a quota un milione 870mila - che l’Ater punta a reimpiegare, come dice il presidente Claudio Serafini, su tre fronti: una possibile diminuzione dei canoni che proprio a causa della vecchia Ici erano stati negli ultimi anni rialzati; l’installazione di ascensori in alcuni immobili; la ristrutturazione di alloggi.
Il punto di partenza, come si diceva, è il decreto con cui il governo ha cancellato la prima rata dell’Imu a fianco dell’accordo politico raggiunto sulla eliminazione, precisando che nel provvedimento rientrano gli alloggi di edilizia popolare regolarmente assegnati. Per i pagamenti l’Ater aveva stanziato a bilancio in questo 2013, sulla falsariga della cifra in effetti pagata l’anno precedente, tre milioni 330mila euro. Che in parte andranno comunque versati: perché, come ricorda il vicedirettore di Ater Trieste Antonio Ius, l’Agenzia oltre che degli alloggi occupati è proprietaria di altri immobili a uso diverso, da posti auto a spazi commerciali e direzionali. Va anche detto che l’Imu va versata su alloggi che si trovino temporaneamente sfitti vuoi per piccoli lavori di manutenzione da eseguire prima di riassegnarli a un altro utente, vuoi per ristrutturazioni in corso. È appunto per tutta questa serie di immobili che l’Ater dovrà versare l’Imu, con un costo stimato in un milione 430mila euro.
Restano però disponibili quei poco meno di due milioni. Somma che rende «felicissimo» Serafini, che pochi giorni prima dell’approvazione del decreto da parte di Palazzo Chigi aveva sottoscritto assieme all’intero consiglio di amministrazione di Ater un comunicato in cui si auspicava che Roma eliminasse l’imposta, ricordando come tutti gli alloggi Ater del Friuli Venezia Giulia fossero considerati “seconde case” (la quota da pagare sull’intero patrimonio regionale rasentava i 7 milioni di euro) e annotando come quei soldi potessero servire per interventi di manutenzione. E infatti, commenta Serafini, «è da un anno e mezzo che con i vertici Federcasa ci battiamo a Roma per questo risultato, assieme peraltro anche alla senatrice Isabella De Monte e ai deputati Massimiliano Fedriga e Sandra Savino che da primavera ci hanno accompagnato in questo percorso. La cifra risparmiata per noi è molto importante per il reimpiego che se ne può disporre. La sera stessa in cui ci è giunta notizia del decreto da Roma ho telefonato all’assessore regionale Mariarazia Santoro (che ha la delega all’edilizia sovvenzionata, ndr): dobbiamo riunirci per stabilire il da farsi e assegnare delle priorità».
Ma anche se la «condivisione» è sempre buona cosa, Serafini ha già in mente le «priorità» per Trieste. «Prima di tutto ci sarà da valutare la possibilità di diminuire i canoni di affitto leggermente aumentati negli ultimi anni proprio in previsione dell’Imu». Ma su un altro fronte ci sono già i progetti pronti: «Installare gli ascensori in una decina dei 520 vani scala di palazzine Ater che ne sono sprovviste e contano più di tre piani». Molti sono gli anziani che vivono in quelle case, «le ho visitate per rendermene conto, e c’è chi fa a turno per scendere e risalire cinque piani facendo la spesa anche per gli altri», dice Serafini. Infine, con i soldi ex Imu «agiremo sul fronte della ristrutturazione di immobili per immettere nel mercato sociale altri 30-40 alloggi per i quali non avevamo le risorse». Alla limatura degli affitti verrà data «priorità, ma faremo in modo di realizzare qualcosa su ciascuno dei tre versanti», dice il presidente. E la Service tax? Ancora presto per parlarne, ma intanto un’ulteriore buona notizia è che «siamo riusciti a ottenere a Roma l’impegno alla parificazione a prima casa di tutto il patrimonio Ater a partire dal 2014», chiude Serafini. Altri soldi da impiegare diversamente, insomma.
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