Atterra su un albero il “nonno volante”

Tullio Nadalutti, 85 anni, si era lanciato con il suo parapendio da San Servolo. È entrato in stallo ma è rimasto illeso
Di Corrado Barbacini

Il volo dallo sperone di San Servolo è durato pochi minuti: una corrente discendente gli ha giocato un brutto scherzo. A 85 anni è finito su un albero nel tentativo di atterrare con il suo parapendio.

Protagonista dell’episodio da brivido è stato Tullio Nadalutti, classe, classe 1928, conosciuto con il soprannome di “Nonno volante”. È stato raggiunto ieri attorno alle 16 dai soccorritori sul monte Carso. Era in piedi, vicino a un albero dove il parapendio era finito nel tentativo di atterraggio. Incolume. E soprattutto innervosito, da quanto si è saputo, dai danni causati al suo attrezzo sportivo e ovviamente dispiaciuto per la mobilitazione degli uomini del soccorso alpino e dei vigili del fuoco. «Lo abbiamo raggiunto sotto la rampa di lancio che è in Slovenia», ha riferito uno dei soccorritori. Nadalutti ha preferito invece rimanere in silenzio. Con vigili e volontari è andato dai carabinieri a raccontare la sua avventura a lieto fine.

Il protagonista di questa storia si era lanciato nel vuoto dalla cresta di Monte Carso, a quota 450 sul livello del mare. Quel punto rappresenta uno straordinario “sky jump” che proietta gli appassionati di volo libero nel cielo, tra il ciglione dell’altipiano e le acque del golfo. Uno spettacolo meraviglioso. Ma qualcosa non ha funzionato a dovere. Durante il volo attorno alla cresta di Monte Carso, la vela è andata in stallo: lui ha cominciato a scendere vorticosamente, avvitandosi in una spirale. Quando ha tentato la manovra di emergenza per riprendere il controllo della vela, il tentativo estremo non gli è riuscito e lui è finito sull’albero. Salvo.

In una recente intervista Nadalutti ha detto: «Più tempo resto in aria e più contento sono». Il fatto di avere 85 anni diventa un elemento del tutto secondario: «Basta prendere la vita con filosofia e serenità - è il suo segreto - e i tanti anni è come se fossero molti di meno». Per non smentirsi, Nadalutti ha confessato che «prima di entrare nel mondo del parapendio, poco più di 20 anni fa, per quattro stagioni ho volato con il deltaplano». Insomma un esperto. Eppure questo nonno volante non si può certo dire che viva fra le nuvole; la sua vita è stata ed è molto ben piantata a terra. «La mia attività lavorativa è trascorsa all'interno dello stabilimento dell’Aquila - ha raccontato - dove ho svolto le mansioni di addetto agli impianti, perciò la concentrazione e l’attenzione dovevano essere le migliori. Per evitare i disagi degli spostamenti in macchina - ha proseguito, rovistando nella memoria - appena ne ebbi la possibilità, fissai la residenza della mia famiglia ad Aquilinia». Neppure alcuni incidenti e cadute, la più grave delle quali gli procurò, tempo fa, la frattura di due vertebre, sono riusciti ad attenuarne la passione: «Volare è sempre stato il mio sogno fin da bambino - ricorda - e poter adesso soddisfare questo mio desiderio costituisce una grande felicità».

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