Aumenti d’oro per i manager della sanità del Fvg

TRIESTE. Guadagnare più di centomila euro all’anno, evidentemente, non basta ai direttori delle aziende sanitarie e ospedaliere del Friuli Venezia Giulia. Nemmeno in tempi di crisi e disoccupazione. Nemmeno quando la Finanziaria è costretta a tagliare proprio lì, a casa loro, in uno dei settori più delicati in assoluto: la salute.
Il dossier su una vicenda che ha colto nel totale imbarazzo l’ambiente sanitario regionale è da qualche giorno sulle scrivanie dei politici con tanto di nomi e cognomi. Ma prima di arrivare lì le carte hanno passato tribunali, avvocati e stanze ministeriali. Il faldone parla chiaro: i manager della Sanità chiedono aumenti stimati negli uffici della Regione tra il 20 e il 30%, o più. Possibile? Sì, perché la magistratura ha dato loro ragione e qualche ospedale ha già cominciato ad adeguarsi alzando le buste paga. Il caso, partito dall’ospedale Burlo Garofalo di Trieste, sta avendo effetti a cascata sulle undici strutture del territorio: aziende sanitarie, ospedaliere e Irccs. Per un totale di 33 manager: tutti i direttori generali, sanitari e amministrativi, visto che gli stipendi sono collegati l’uno all’altro. Qualcuno ha domandato pure gli arretrati.
Tutto comincia nel 2010, quando l’avvocato di Mauro Delendi, direttore sanitario del Burlo dal 2002 al 2007, poi passato alla direzione generale fino al 2010 e oggi fresco di nomina all’Azienda ospedaliera di Udine, scrive all’istituto sollecitando l’applicazione delle norme nazionali. O, meglio, come rivelano fonti interne alla Regione, una sentenza del Tribunale di Udine del 26 gennaio dello stesso anno con la quale il giudice del Lavoro accerta «il diritto al trattamento retributivo del direttore sanitario non inferiore a quello spettante in contratto ai dirigenti apicali che operavano nell’azienda». Detta in altri termini Delendi, che nello stesso carteggio minaccia azioni giudiziarie, non accetta di prendere meno, ad esempio, di un medico con anzianità contrattuale superiore.
Passa meno di un mese: il 21 dicembre del 2010 Dino Faraguna, che nel frattempo ha assunto la direzione sanitaria, si rivolge al direttore generale Mauro Melato per lo stesso motivo. «Con la presente – si legge in una lettera in mano alla Regione – segnalo che ho potuto verificare che il trattamento in godimento per l’incarico è inferiore rispetto a quello erogato. Rilevo – precisa il dirigente, peraltro destinatario di un trattamento pensionistico da medico – che alcune aziende hanno già dato luogo alla rideterminazione». Come dire: la catena è partita. Le sollecitazioni di Faraguna, come noto padre dell’attuale vicesegretario provinciale e consigliere comunale del Pd, sono varie. Ma il Burlo congela il caso e decide di rivolgersi per un parere alla direzione centrale Salute della Regione e al ministero.
Nel frattempo, si evince dai documenti, pure il precedente direttore Giampaolo Canciani (in carica dal 2007 al 2010) si fa avanti. Roma, chiamata in causa anche dalla Regione, in sostanza dice: vedetevela voi. Segue a ruota l’Azienda sanitaria di Gorizia che, in una delibera del 17 settembre 2013, dà attuazione agli aumenti. Perché anche lì il direttore sanitario in carica, Marco Bertoli, ha domandato la stessa cosa. L’operazione, da quanto risulta, sarebbe scattata ad esempio all’Azienda Ospedaliera di Trieste; almeno per il direttore sanitario dove la retribuzione adesso risulta a 131 mila euro.
Ma di che cifre si tratta? I calcoli ora si possono fare a spanne, controllando ad esempio a quanto può arrivare, ad oggi, la retribuzione più alta nell’intero organico dell’ospedale di via dell’Istria. Quella cioè a cui fanno riferimento i manager della sanità a cui non sta bene incassare meno. Dunque, scorrendo l’elenco del personale, si può notare come la paga massima di un medico (l’«apicale» equiparato a un dirigente) arrivi effettivamente a 141 mila e 500 euro. Se la retribuzione attuale di un direttore sanitario, senza i ritocchi richiesti, sfiora per il momento i 105 mila euro, ciò significa che l’impennata raggiunge i 35 mila euro annui. A caduta guadagnano di più l’amministrativo, che ha la stessa somma, ma soprattutto il direttore generale. Che, in base alle norme regionali («il compenso del sanitario e dell’amministrativo è l’80% del generale”), prende il 20% di più degli altri. Passerebbe, a occhio e croce, da 131 mila a 170 mila euro. Così per 11 strutture del Fvg: 6 aziende sanitarie, 3 ospedaliere e i due Irccs, il Burlo e il Cro di Aviano. Per un totale di 11 manager pubblici della Sanità. Chi offre da bere?
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