Aurelio Baruzzi, eroe da “rispolverare” Tutta sporca la targa

A buon punto il programma per le celebrazioni del centenario della presa di Gorizia, ma il sottotenente viene trascurato
Di Stefano Bizzi

Aurelio Baruzzi, un eroe da rispolverare. Nonostante la mostra allestita nelle sale del castello, a quasi un secolo di distanza dall’impresa che l’8 agosto 1916 gli valse la medaglia d’oro al valor militare facendolo entrare di diritto nella storia della città, il nome del protagonista della Presa di Gorizia non solo è ancora poco conosciuto alla larga parte della popolazione, è anche rimasto vittima degli agenti atmosferici. La targa in pietra apposta a Piedimonte, all’imbocco di uno degli ingressi del sottopassaggio intitolato proprio all’ufficiale romagnolo che strappò la città agli austriaci, è annerita dallo smog e dai segni delle intemperie. Con il tempo, l’acqua che dalla massicciata ferroviaria scorre verso la strada ha lasciato sul marmo dei segni neri. All’antivigilia delle celebrazioni per il centenario della Prima guerra mondiale, Il Piccolo aveva già messo in evidenza la questione, ma a distanza di tre anni, nulla è cambiato: quelle strisce scure sono ancora lì, ma a differenza di allora questo 8 agosto non sarà un 8 agosto qualsiasi e l’amministrazione è già pronta ad intervenire.

In quel sottopassaggio, nell’estate di 100 anni fa, con l’inizio dell’epopea di Baruzzi cambiò anche la storia della città. L’allora diciannovenne sottotenente della Brigata “Pavia”, un martedì mattina, decise di rompere gli indugi e di scendere dal Monte Calvario verso Piedimonte. Senza sparare neppure un colpo, riuscì a fere prigionieri i duecento soldati austroungarici ricoverati nella piccola galleria che oggi fa da cerniera tra le vie 4 Novembre e Madonnina del Fante. Attraversato l’Isonzo all’altezza del ponte ferroviario, raggiunse la stazione sud con una manciata di soldati rimasti senza comandanti. Lì tirò fuori da sotto la giubba una bandiera italiana, la issò e quello fu il primo tricolore a sventolare su Gorizia. A ricordare quel primo alzabandiera, sull’edificio di piazzale Martiri della libertà è stata posata una seconda lapide.

A differenza che a Piedimonte, il marmo è candido. E in occasione della due giorni di festeggiamenti dell’8 e 9 agosto prossimi sarà proprio qui che verrà deposta una corona di alloro per celebrare quel giovane nato a Lugo che, con il suo blitz, pose le basi per la conquista di Gorizia. In attesa che la lapide del sottopassaggio venga “rispolverata”, a ricordare i fatti è, intanto, l’ex assessore comunale Sergio Cosma: «Desidero far conoscere la vera storia di quel giorno che ha tanta Romagna nella conquista di Gorizia – scrive l’ex amministratore -. Si deve infatti sapere che Aurelio Baruzzi, a metà luglio, in una giornata di riposo dopo aver combattuto duramente sul Calvario, si recò a Cormons, comprò una bandiera tricolore e scrisse nel bianco ‘Romagna’ affermando che l'avrebbe issata a Gorizia per dimostrare che i romagnoli non sono capaci solo di ‘fare la settimana rossa’ (proteste di soldati romagnoli contro i Savoia avvenute tempo prima nella sua terra natale), ma di amare la Patria”. Cosma ricorda anche che dopo aver conquistato la stazione, il sottotenente risalì l’allora viale Francesco Giuseppe dove trovò aperta la “Trattoria del Corso”. Il proprietario e la figlia stavano sulla porta incuranti delle pallottole. “Baruzzi chiese allora di bere una birra e di pagare, ma loro non vollero. Alle sue insistenze, l'oste rispose: ‘Se proprio la vol pagar, son 40 centesimi’. Lui pagò, ma si chiese: 40 centesimi di corona o di lire? Pagò con centesimi italiani e furono senz'altro i primi in circolazione in città”.

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