Aussa Corno a un passo dalla liquidazione

Bonifiche e lavori sospesi dopo la revoca da parte della Regione dei 40 milioni destinati al Consorzio
Di Franco Femia

SAN GIORGIO DI NOGARO. La ricapitalizzazione non arriva perchè i soci non riescono a mettersi d’accordo sulla strada da intraprendere per togliere dalla palude nella quale si è impantanato da anni (causa scelte sbagliate e una montagna di debiti) il Consorzio di sviluppo industriale Aussa Corno. E non arriveranno nemmeno i fondi per le bonifiche e la realizzazione delle infrastrutture che la Regione aveva accantonato negli ultimi anni. Quasi quaranta milioni di denaro utili a dare ossigeno alle casse di un consorzio con i conti in rosso, talmente in rosso da essere a un passo dalla liquidazione.

Sì, è questa la prospettiva che sta davanti all’ente. Perchè, se i soldi per le bonifiche non ci sono, se alle aziende insediate (tra cui colossi come Marcegaglia, Sangalli, Pittini) non si possono offrire servizi perchè la Regione non dà i soldi per fare le infrastrutture, allora viene semplicemente meno la ragione di esistere del sodalizio. Venerdì a Udine la presidente della Regione, Debora Serracchiani, riunirà attorno a un tavolo tutte le parti interessate al futuro dell’Aussa Corno per capire lo stato delle cose. Ma le parole spese nei confronti dei Consorzi dai vertici della Regione negli ultimi tempi non promettono nulla di buono: la linea è quella di chiuderli i Consorzi, figurarsi quelli che presentano nei conti una voragine di 50 milioni di euro. Che pesa tra i soci come un macigno in queste settimane in cui stanno cercando la via per uscire appunto dalla palude. Comuni, (San Giorgio e Cervignano in primis), Provincia, Camera di Commercio, Mediocredito e Cassa di risparmio, infatti, devono incassare il no, recapitato via lettera nei giorni scorsi, da parte della Regione a mettere altro denaro nel Consorzio. Sodalizio piegato dai debiti e dalla difficoltà di pagare gli interessi passivi.

L’unica soluzione poteva essere quella di vendere i terreni bonificati con i soldi garantiti dalla Regione. Vendere ad aziende pronte ad insediarsi e far calare quindi i debiti in modo considerevole. Ma se i lavori non si fanno, diventa ovviamente impossibile rimborsare le rate dei mutui contratti con Mediocredito, Cassa di Risparmio, che sono pure soci, e soprattutto Banca Popolare di Vicenza, l’istituto di credito con cui il Consorzio è più esposto. A meno che i soci non trovino la coesione, decidano di ricapitalizzare, di rinnovare il consiglio di amministrazione e di convincere così la Regione a superare la fase commissariale.

Dura, davvero dura. Anche perchè contro l’Aussa Corno va registrata negli ultimi giorni l’offensiva in Regione dei Cinque stelle che chiedono di bloccare ogni ipotesi di fusione o aumento di capitale.

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