Aussa Corno, dissesto e degrado Le aziende pronte ad andarsene

SAN GIORGIO DI NOGARO. Grido d’allarme delle aziende per il futuro dell'area industriale della Ziac e del Consorzio Aussa Corno. Le aziende insediate nella zona industriale si mobilitano infatti nei confronti delle istituzioni per manifestare la forte preoccupazione degli imprenditori a fronte della crisi che sta attraversando il Consorzio per lo sviluppo industriale dell’Aussa Corno.
Una lettera firmata da oltre 45 aziende (che danno lavoro a a più di 2mila persone) è stata indirizzata al commissario del Consorzio Lucio Chiarelli, agli azionisti della Ziac e a tutte le istituzioni locali e regionali, per mettere in evidenza lo stato di inadempienza, i ritardi e le mancate pianificazioni nelle opere di sviluppo della zona industriale più importante del Friuli Venezia Giulia.
I mancati dragaggi del porto, l’assenza di idonei collegamenti alla viabilità ferroviaria e autostradale, le infinite prescrizioni legate alle caratterizzazioni, l’estrema lentezza nell’ottenimento delle autorizzazioni, l’assenza di moderne infrastrutture di collegamento telematico sono solo alcuni degli esempi di lacune infrastrutturali in un territorio che potrebbe avere tutte le carte in regola per competere a livello internazionale.
Il tutto è acuito dalla crisi economico-finanziaria che attanaglia alcuni settori fortemente presenti nella zona industriale.
Tre rappresentanti nominati dalle imprese, Giorgio Sangalli (presidente della Sangalli Group), Valerio Garzitto (amministratore delegato di Taghleef Industries) e Andrea Lazzarini (presidente di Ralc talia), hanno incontrato il commissario straordinario del Consorzio Chiarelli. E’ emersa la complessa situazione contabile del Consorzio Ziac, gravato da oltre 50 milioni di euro di debiti e con opere bloccate per oltre 43 milioni di euro a causa dell’assenza di garanzie.
«Non ci si deve meravigliare quindi – afferma Lazzarini, in rappresentanza degli imprenditori della Ziac – se le imprese multinazionali non sono più attratte da questa zona».
«E’ evidente che questa situazione non permetterà di impostare alcuna strategia di sviluppo - commenta Garzitto - per cui c’è bisogno di una sterzata da parte delle istituzioni che porti a superare questo momento di grave impasse. Ormai anche le opere di manutenzione ordinaria non sono più effettuate, lasciando la zona industriale in uno stato di scarsa sicurezza (si pensi alle condizioni in cui vera la provincialee 80, arteria principale della Ziac) e senz’altro di poco decoro».
Giorgio Sangalli, a sua volta, ricorda che molte aziende, la sua compresa, si sono stabilite nella zona industriale anche a fronte di precisi impegni legati all’utilizzo delle infrastrutture (soprattutto quelle portuali), di fatto oggi non utilizzabili per le note problematiche dei dragaggi. «Abbiamo constatato che il commissario non può che prendere atto delle nostre richieste - sottolinea -. Di fatto ha le mani legate».
Francesca Artico
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