Auto rimossa in “silenzio” E il Comune deve pagare

Chiedeva 20.600 euro, fra danni patrimoniali e non, al Comune e alla concessionaria di rimozioni Autronica. Il giudice Sergio Carnimeo gliene ha comunque riconosciuti 5mila, di soli patrimoniali, accogliendo così parzialmente la sua istanza di risarcimento: 1.500 euro (a carico di Comune e Autronica, in solido, più oltre 2mila euro di spese legali) per il «non tempestivo avviso della rimozione» della sua macchina, più altri 3.500 (a carico solo di Autronica) per l’«imperita custodia e della temporanea indisponibilità del mezzo». Si chiude così la causa dell’avvocato Alessandro Tudor per «provvedimento illegittimo della pubblica amministrazione» per conto di S.M., triestina protagonista di una storia ai confini dell’assurdo. Una storia raccontata già in parte nel 2008, allorché il giudice di pace le aveva dato ragione annullando la multa per divieto di sosta che le era stata comminata e aprendo così la strada proprio per la causa civile.
Tutto nasce dal nulla - come si legge nella ricostruzione della ricorrente, riportata nella sentenza - il 31 marzo 2007. Quel giorno S.M. parcheggia la sua Fiat Tipo in via Pascoli, all’altezza del civico 1. Sta per andarsene fuori città per «alcune settimane». Quando rientra, il 7 maggio, l’auto non c’è più. Si rivolge alla municipale: quella macchina non risulta rimossa. Poi fa tappa in Questura, dove ne denuncia il furto.
Il 15 giugno il colpo di scena: Autronica le comunica che l’auto è stata invece effettivamente rimossa il 2 aprile, «su indicazione dei vigili». Si riassenta da Trieste, finché il 5 luglio si reca al deposito di via Rio Primario, trovando la propria auto «aperta e in pessime condizioni». Il 13 settembre ecco la notifica della multa per divieto più spese di deposito, con «errore di luogo», cioè «via Pascoli 4/a», ed «erronea indicazione» per quel «riferimento alla rimozione non effettuata per motivi tecnici».
Il Comune, in sede giudiziaria, replica che il 2 aprile la macchina «risultava parcheggiata in via Pascoli di fronte al civico 4/a e veniva sanzionata in quanto su tratto temporaneamente vietato per esigenze di carattere tecnico», cioè «la demolizione di una gru». Il disguido s’ingigantisce, e qui il Comune chiama in causa Autronica, dal fatto che «la concessionaria doveva comunicare al proprietario l’avvenuta rimozione entro tre giorni con telegramma o raccomandata». Eppoi «successivi tentativi di procedere alla restituzione del mezzo non sarebbero andati a buon fine per la mancata collaborazione» della ricorrente. Per il giudice Carnimeo «il Comune non può essere ritenuto responsabile per non aver inviato l’avviso di rimozione», ma solo per «non aver predisposto alcun genere di vigilanza sull’operato» di Autronica. Cui devono così essere chiesti i soldi per «i danni che il veicolo ha sofferto per imperita rimozione e custodia». Pochi soldi, comunque, rispetto alle richieste, poiché l’auto, del 1989, aveva «scarsissimo valore», ma anche perché, scrive il giudice, «la signora non potrà non ritenersi parzialmente corresponsabile dell’aggravamento delle condizioni del mezzo dal momento in cui le sarebbe stato possibile il ritiro».(pi.ra.)
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