Avalon, fatale il mix di vapori
di Corrado Barbacini
Una bomba. Così i testimoni descrivono l’esplosione avvenuta l’altra sera nel centro benessere Avalon di Borgo Grotta Gigante. Una bomba potentissima che ha sfondato le finestre e la porta del “locale tecnico”. Il gas bollente e caustico ha investito Sonia Pugnetti, l’istruttrice della piscina che in quel momento era uscita all’aperto per verificare da dove provenissero i miasmi che impregnavano l’aria: era un odore molto forte che prendeva la gola e che si stava diffondendo sotto forma di nebbiolina nelle sale e nei locali del beauty center del Carso.
Quando Sonia Pugnetti si è trovata nel giardino c’è stato il botto. La porta di metallo, chiusa a chiave, è stata divelta dall’esplosione ed è stata proiettata a dieci metri di distanza. La nube infuocata e caustica ha raggiunto la donna. Le ha distrutto dal ginocchio in giù una gamba, scuoiandola come fosse un preparato anatomico. Le ha maciullato come fosse stata una mina antiuomo l’altro piede. Poi i vapori di cloro si sono diffusi nell’atmosfera. Chi era immerso nell’acqua della piscina ha avvertito il botto fortissimo ed estremamente breve, ha avuto paura. Si è bloccato senza sapere che fare. Poi i primi ordini del dottor Walter Zalukar, frequentatore di Avalon, responsabile del Pronto soccorso e un tempo anche del Servizio “118”. I frequentatori, circa una cinquantina, sono usciti all’aperto con gli accappatoi e gli asciugamani addosso. Si sono seduti a terra dove era stato loro indicato e hanno atteso l’arrivo delle ambulanze. Ai più gravi è stato somministrato l’ossigeno.
Ieri sono emerse le prime ipotesi. A innescare lo scoppio sarebbe stata una miscela composta dai vapori di ipoclorito di sodio e di acido solforico al 30 per cento, quest’ultimo in forma granulare. Il primo è utilizzato per disinfettare la piscina, il secondo per abbassare il grado di acidità. Entrambi avrebbero dovuto essere diluiti nell’acqua della piscina. Invece i due composti sono venuti a contatto ben prima nel locale tecnico. E il prodotto di questo miscela ha provocato uno scoppio spaventoso.
Le ricostruzioni dei pompieri e dei carabinieri di Prosecco che ieri hanno effettuato un nuovo sopralluogo, vanno proprio in questa direzione. Ieri pomeriggio il pm Matteo Tripani ha ricevuto i primi rapporti dai tecnici sulle possibili cause dell’eplosione. Tutto è accaduto in quella stanza accessibile dall’esterno e utilizzata per la manutenzione dell’impianto solo dal tecnico Stefano Furlan, titolare della ditta Acquatecnica con sede in via Cologna. Il suo incarico porta la data di ben dieci anni fa ed è stato regolarmente rinnovato ogni anno. Ogni giorno Furlan o qualcun altro della sua ditta, andava all’Avalon a Borgo Grotta. Ma non entrava dall’ingresso principale dove passano i clienti del centro massaggi e i frequentatori della piscina. Passava attorno alla costruzione e poi entrava nel locale “tecnico” della piscina. Così è stato anche mercoledì. In quella stanza separata dal resto della struttura c’erano due contenitori da 500 litri ciascuno, ognuno collegato a una propria pompa che aspira il prodotto per poi riversarlo in piscina dove si diluisce. Ma l’altra sera i due ingredienti si sono uniti quando ancora erano nel “locale tecnico”. La prova è nel fatto che i tubi sono stati trovati carbonizzati. Si legge nella scheda delle precauzioni: «In caso di contatto viene liberato ossigeno causando il rischio di incendio, esplosione e fuoriuscita di gas vapori tossici e corrosivi».
Come mai sia accaduto tutto ciò lo spiegherà l’inchiesta coordinata dal pm Matteo Tripani. La zona interessata dall’esplosione è stata posta sotto sequestro. I carabinieri hanno interrogato tutte le persone presenti l’altra sera.
Ma è stato sentito dai militari anche il responsabile della ditta di manutenzione. Lo scopo è quello di capire se l’accaduto sia in qualche modo riconducibile a un improvviso e imprevedibile guasto dell’impianto o se invece ci siano state omissioni, o meglio, distrazioni da parte di chi aveva l’incarico di controllare e rabboccare i liquidi e le sostanze contenute nei due “bomboloni”.
Dai primi accertamenti è emerso poi che il vapore si sarebbe formato nelle maxitaniche sigillate che contenevano ognuna circa 100 litri di prodotto, appena un quinto del massimo. In breve si sono riempite di gas e poi sono esplose deflagrando. L’onda d’urto ha sfondato la porta del locale proprio nell’istante in cui sopraggiungeva l’istruttrice di nuoto Sonia Pugnetti.
Sotto la lente degli investigatori, anche un altro aspetto. Quello relativo alle misure di prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nella struttura di Borgo Grotta sono infatti anche intervenuti i tecnici dell’Azienda sanitaria perché l’istruttrice rimasta terribilmente ferita è una dipendente della società proprietaria che fa riferimento al notaio Massimo Paparo e al medico-imprenditore di Ronchi dei Legionari, Michele Quinto.
«Sono sconvolta. Spero che Sonia riesca a farcela. Ma ho tanta paura. È una persona meravigliosa. È una tra le più valide collaboratrici di Avalon», ha detto ieri mattina il direttore Federica Monfè. Ha aggiunto: «Lavora qui da 10 anni e l’altra sera si era sentita in dovere di andare a controllare da dove uscisse la puzza di cloro. Se penso che ora è in rianimazione e sta lottando tra la vita e la morte, mi vengono i brividi». La sua voce trema. Ha gli occhi lucidi quando abbraccia gli altri dipendenti del beauty center giunti per avere notizie della collega.
Nel giardino, dall’altra parte del centro di Borgo Grotta, c’è una vasta macchia di sangue. Sta vicino a un ingresso del centro Avalon, nel punto dove Sonia è stata soccorsa dai sanitari del 118 dopo essere stata trasportata a braccia dal collega Daniele Samar assieme a Daniele Azzan, appuntato scelto dei carabinieri. Con loro i medici Claudio Albertini e Walter Zalukar.
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