Avvistata l’aquila reale a caccia di prede alla Cona

Evento eccezionale alle foci dell’Isonzo dove il giovane esemplare è stato notato Perco: «Probabilmente viene qui per catturare nutrie, lepri e forse anche i cigni»

di Ciro Vitiello

STARANZANO

Non passa una settimana senza registrare novità alla Riserva regionale della Foce dell’Isonzo: dopo la pacifica invasione di oltre settecentocinquanta cigni reali, la cui suggestiva “macchia bianca” al largo è stata ammirata dai visitatori nell’appena trascorso week-end, da un po’ di tempo a questa parte un nuovo ospite domina dall’alto l’Isola della Cona, incutendo timore alle piccole prede per la sua pericolosità. Si tratta di un esemplare di aquila reale (Aquila chrysaetos), un rapace di grandi dimensioni solitamente legato ai rilievi montani.

Il primo a essere meravigliato della sua presenza è il direttore della Stazione biologica della Cona, Fabio Perco. «Alle foci dell’Isonzo – così il naturalista – la sua presenza è un evento molto raro». L’esemplare, nelle foto scattate venerdì dal visitatore Fabio Piccolo di Spinea (Venezia), è stato osservato alla Cona in compagnia di una comune Poiana (Buteo buteo). «Si tratta, nel caso dell’aquila – continua Perco -, di un soggetto immaturo, forse nato nel 2010, riconoscibile come tale per gli spazi chiari sotto le ali non troppo estesi e per la grande barra terminale nera alla coda. Lo stesso fotografo, oltre alla Poiana, pochi istanti prima aveva osservato e fotografato anche uno sparviere. I due rapaci di minori dimensioni in caso di pericolo sanno di poter facilmente sfuggire alla reazione dell’aquila, più grande, più pesante e, quindi, più impacciata e meno manovriera».

Non è stata, comunque, ancora accertata la provenienza del volatile, ma i naturalisti della Cona sono convinti che l’aquila reale, un tempo rarissima perchè perseguitata accanitamente, nidifichi ora con varie coppie non troppo lontano dalla foce dell’Isonzo in Slovenia, anche lungo il corso del fiume e nella zona della Selva di Ternova e in parecchie aree alpine in Italia. «È pertanto possibile – sostiene Perco - che un soggetto abbia deciso di frequentare la Bassa alla ricerca di una tra le numerosissime prede esistenti nella Riserva naturale: dall’esotico castorino, cioè la Nutria, alla volpe o magari una lepre, un’oca o, perchè no, uno fra i tanti cigni. Un’altra osservazione, probabilmente del medesimo soggetto, era stata già effettuata da Silvano Candotto, “manager” della Cona, a fine ottobre». La presenza del grande rapace nell’area protetta, afferma l’esperto, garantisce una migliore e più efficiente gestione del patrimonio faunistico esistente, anche sotto il profilo sanitario. «Possiamo infine ricordare - conclude Perco - che questa araldica specie appare anche nel simbolo che caratterizza la nostra Regione, principale sostenitrice, anche a livello economico, nonostante i recenti tagli, della Riserva naturale».

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