Badanti a Gorizia pagando la tangente Impiegata arrestata

Arrestata dipendente dell’Ufficio provinciale del lavoro. Le accuse nei suoi confronti sono di estorsione e concussione. Si cerca una complice, una badante rumena...
Bumbaca Gorizia Assemblea multati © Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia Assemblea multati © Foto di Pierluigi Bumbaca

di Roberto Covaz

GORIZIA

Arrestata dipendente dell’Ufficio provinciale del lavoro. Le accuse nei suoi confronti sono di estorsione e concussione. Si cerca una complice, una badante rumena probabilmente già tornata in patria. La dipendente fermata è Stefania Atti, 50 anni, goriziana, nota per aver fondato e coordinato qualche anno fa il comitato contro le multe ai semafori. Stefania Atti è agli arresti domiciliari. Assistita dall’avvocato Antonio Montanari si è avvalsa fino a questo momento della facoltà di non rispondere e ha annunciato per i prossimi giorni la predisposizione di una memoria difensiva.

L’indagine, condotta dal sostituto procuratore di Gorizia, Luigi Leghissa, è cominciata un anno fa ed è stata curata dal gruppo provinciale della Guardia di finanza, in particolare dalla compagnia di Monfalcone. È nel Monfalconese infatti che si sono verificati dei casi sospetti che hanno permesso agli investigatori di portare alla luce una situazione altamente delittuosa.

Stefania Atti, che è assunta a contratto a progetto (a tempo determinato) secondo le ipotesi accusatorie era il terminale operativo di una sorta di ufficio di collocamento clandestino retto dalla rumena ricercata. La quale assicurava a decine e decine di connazionali un impiego sicuro e immediato come badanti dietro compensi compresi tra le 300 alle 450 euro. In media, ogni settimana almeno due-tre badanti trovavano lavoro.

La rumena inviava le aspiranti badanti dalla Atti la quale le metteva in contatto con le famiglie che avevano fatto regolare richiesta di una badante all’Ufficio provinciale del lavoro. Apparentemente era tutto regolare. In realtà, sempre secondo l’accusa, Stefania Atti in questo modo eludeva le donne regolarmente iscritte alla lista di collocamento favorendo l’assunzione di quelle inviate dalla rumena. Non solo. Le donne che si ribellavano al pagamento della tangente venivano minacciate di perdere il lavoro e di non poter più trovarne in Italia. Così è andato avanti chissà per quanto tempo ma un anno fa qualcuna ha cominciato a parlare. E l’indagine ha avuto inizio. L’indagine tocca un settore particolarmente delicato della società, quello dell’assistenza agli anziani. La Provincia ne ha fatto un motivo di orgoglio creando, tra le prime, lo sportello badanti presso l’Ufficio provinciale del lavoro.

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