BAIONETTE CONTRO CLAVE
È vero che i minareti sono il simbolo più vistoso (e perfino minaccioso) della presenza musulmana, ma non puoi concedere libertà religiosa senza concedere le sedi per il culto, e le sedi islamiche in Svizzera, finora, sono soltanto quattro. Quindi il referendum nel quale ha trionfato il ”no” ai nuovi minareti non è un atto di difesa della comunità cristiana, ma un atto di repressione della comunità islamica. Il minareto ha la funzione di ricordare agli islamici le ore della preghiera. Il muezzin chiama col suo canto dal balcone più alto. Il numero di balconi è proporzionale all'autorità di chi ha costruito la moschea. Nessun minareto può avere un numero di balconi superiore a quello (sette) della moschea della Ka’ba, alla Mecca. Il sistema di chiamare i fedeli col canto vien considerato più efficace di quello cristiano, che usa le campane. Il canto del muezzin è un messaggio aperto. Dice: ”Allah è il più grande - non vi è alcun dio all'infuori di Allah - e Maometto è il suo Profeta, - io ne sono testimonio, - affrettatevi alla preghiera”. È il collante della Umma, la comunità dei fedeli islamici sparsi per il mondo.
Se accetti che nel tuo Paese ci sia una comunità straniera che lavora, ma non accetti che pratichi la sua religione, la privi della sua forza spirituale, la degradi a pura forza-lavoro, forza-animale. E questo non è né costituzionale (in senso europeo) né cristiano. Già ora in Svizzera non è ammesso il canto del muezzin. Diverso è il discorso se il minareto e il canto vengono usati per marcare una prevaricazione sui simboli cristiani: un minareto accanto alla Chiesa della Natività a Betlemme sarebbe urtante per ogni cristiano. Lì è nato Gesù, sentire il muezzin che canta: «Non c'è altro dio che Allah», è uno schiaffo in faccia ai cristiani. Usare una religione per schiacciarne un'altra è un oltraggio alla civiltà.
Il presidente turco Erdogan ha scritto poesie nelle quali esalta la funzione dei minareti come ”baionette” (parola sua). Baionette islamiche non devono esistere né in Svizzera né altrove in Occidente, anzi nel mondo. Compresa la Turchia. Erdogan non può cantare i minareti-baionette, e poi lamentarsi che l'Europa tardi ad accogliere la Turchia.
La proposta della Lega, di inserire la croce nella bandiera italiana, è semplicemente blasfema, perché trasforma la croce in una clava da usare come arma per affrontare le baionette.
Un segnale velenoso per aprire una guerra di religione nell'Europa del dopo Duemila. Un gesto anti-cattolico (la Chiesa Cattolica esprime la sua sofferenza, che ai fratelli di un'altra religione venga negato un diritto spirituale), anti-cristiano e anti-storico, in un tempo in cui la storia va verso un dialogo tra le civiltà, le culture e le religioni. La croce che la Lega vuol inserire nel tricolore è una croce senza Cristo e senza Cristianesimo, un simbolo spietato e aggressivo, che nella Lega starebbe accanto ai concetti di Patria come sangue e suolo, di riti pagani come il culto del dio Po, di popolo come razza, di mio come nemico del tuo, e quindi di tuo che deve diventare mio.
L'esito del referendum svizzero nasce da un deficit d'informazione e di cultura. Si corregge con più informazione e più cultura. I Verdi pensano di correggerlo con una sentenza da chiedere alla Corte di Strasburgo: ma è la stessa Corte che vuol togliere i crocifissi, per lei starà bene che spariscano anche i minareti. E così siamo alle solite: un sopruso non si nota quando tocca i cristiani, balza agli occhi quando tocca gli islamici.
Ferdinando Camon
(fercamon@alice.it)
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