Baldini, un violino sui palchi di tutto il mondo

Una vita spesa in tutto il mondo con l’inseparabile violino e una lunghissima lista di successi e premi internazionali. È in continua crescita la carriera di Emmanuele Baldini, nato a Trieste in una famiglia di musicisti e oggi impegnato a São Paulo in Brasile, come solista nelle principali orchestre del Paese. Dopo aver studiato nella città natale si è perfezionato a Biella e a Ginevra, a Berlino e Salisburgo. Vincitore di numerosi primi premi in concorsi internazionali, in duo con il padre Lorenzo ha suonato in tutta Europa, Sudamerica e Australia. In complessi da camera o come solista ha suonato nelle principali sale del pianeta e viene spesso invitato negli Usa per recital e concerti.
«La mia decisione di lasciare definitivamente Trieste – racconta - è arrivata alla fine del 2004, motivata da un crescente disinteresse nella qualità musicale, nelle istituzioni in cui lavoravo, direi in tutta la classe politica. Un musicista chiede solo una cosa: essere messo nelle condizioni di fare musica nella maniera più onesta e degna possibile. I miei ultimi anni in Italia e a Trieste sono stati segnati da una frustrazione costante. Così ho accettato un'avventura che mi ha ripagato, e con gli interessi».
Intensa la sua attività discografica: già incisi più di dieci Cd, altri sono in lavorazione. Baldini è stato impegnato a Bologna nell’Orchestra del Comunale, a Trieste nell’Orchestra del Verdi, a La Coruña nella Sinfonica da Galicia, e dal 2005 alla Sinfonica dello Stato di São Paulo. «São Paulo oggi è una metropoli multiculturale con tanti teatri quanti New York. Giorno e notte offre una vita artistica ricca: sette orchestre stabili più numerose giovanili, molti spazi per fare musica. E tutto è in veloce sviluppo. È l’ideale per un artista che vuole trovare un proprio spazio. Ciò che più mi intriga è proprio la ricerca continua che qui è possibile».
Emanuele ha debuttato per la prima volta al Verdi a 17 anni e da allora molti dei suoi sogni sono stati esauditi. Per il futuro però, tra i desideri c’è proprio una sorta di ritorno alle origini. «Vorrei realizzare qualcosa di concreto per la mia città, ma non è certo cosa che si fa da soli: serve una squadra che con coraggio e pazienza si sieda a un tavolo e discuta idee e progetti a medio e lungo termine. L'Italia ha vissuto decenni di sistematica distruzione del proprio patrimonio culturale e artistico, bisognerebbe ricominciare quasi da zero e puntare a un nuovo "rinascimento artistico". Ma questi sono voli pindarici di fantasia. Mi accontenterei – conclude Emmanuele - di ritornare sul palco del Verdi come solista, per ritrovare il mio pubblico e i miei ex colleghi».
Micol Brusaferro
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