Bambini migranti, sfollati e rifugiati: storie di confine al Premio Luchetta a Trieste

Riconoscimenti a RaiNews, Internazionale e The Telegraph. Oggi la giornata finale con la consegna degli attestati

Giorgia Pacino
Premio Luchetta: dibattito sui minori con alcuni finalisti (Foto Bruni)
Premio Luchetta: dibattito sui minori con alcuni finalisti (Foto Bruni)

Bambini sul confine. Tra Russia e Ucraina, tra Etiopia ed Eritrea, tra Cipro Nord e Cipro Sud, tra il mare e Lampedusa. Tra la paura e la salvezza. Sono storie di bambini migranti, sfollati e rifugiati quelle che hanno riempito ieri mattina il palco del Teatro Miela, a Trieste, per la seconda giornata del Premio giornalistico Marco Luchetta. Storie di confine, come quelle che arrivano dalla rotta balcanica, e storie di fuga da fame, guerre e violenze.

Voci e volti dalla Striscia al XXI Premio Luchetta
L’incontro dal titolo “Gaza, dove muore la nostra umanità”. Sul palco, i giornalisti Francesca Mannocchi, Riccardo Iacona e Azzurra Meringolo Scarfoglio. Foto di Andrea Lasorte

«Non so perché è successo, ma non è giusto». Parla da un letto dell’ospedale di Kyiv la piccola Xenia, il braccio ferito durante l’attacco al teatro di Chernihiv. A riprenderne i gesti – mai il viso, come da regole deontologiche – è la telecamera di Maurizio Calaiò guidato da Raffaella Cosentino di RaiNews, vincitori della categoria Tv News. Secondo Kyiv, 19 mila bambini ucraini sono stati portati via dai territori occupati per essere adottati in Russia, 581 sono stati uccisi e più di mille feriti durante i combattimenti. «Seguire le storie è fondamentale – ha detto Cosentino – per tirare fuori le notizie dal flusso continuo, che altrimenti le appiattisce».

Evitare che le storie diventino numeri significa anche tramandare le parole dei testimoni. «La parola “bosa” l’ho sentita sul molo Favaloro di Lampedusa», ha raccontato Giovanni D’Ambrosio, autore per Rai Radio 3 dell’audioreportage “Radio Mare Lampedusa – L’arrivo; Il viaggio”. «È una parola contenitore, simbolo di un’intera generazione di ragazzi provenienti dall’Africa subsahariana. Una parola che assume significato man mano che attraversi il confine».

Da un’isola di transito all’altra. Lampedusa come Cipro, dove i minori migranti arrivano da Istanbul con in mano un visto per motivi di studio e tentano di entrare in Europa. Nadia Zicoschi del Tg1 ha seguito il viaggio di «due bambine che portavano con sé i propri bambini» lungo il corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Come proporre queste storie al pubblico? «Preservando i bambini e le bambine. Si possono raccontare le storie senza mostrare la fragilità fisica, mostrando quella emotiva e soprattutto esistenziale».

Non c’è solo il racconto del conflitto in corso. Gabriella Jozwiak, vincitrice della categoria “Stampa Internazionale”, ha raccontato sul Telegraph un territorio ai più sconosciuto come il Tigrè, al confine tra Etiopia ed Eritrea, sconvolto dalla guerra civile fino al 2022 e dalle conseguenze di una carestia di 40 anni fa. Una terra in cui quasi 4 milioni di bambini soffrono la fame e non vanno a scuola per cercare da mangiare. «Nel Tigrè c’è migrazione interna, ma anche tanta emigrazione. Si stima che circa 29.600 giovani abbiano lasciato il Paese negli ultimi anni», ha spiegato Jozwiak.

E poi c’è il confine con l’Unione europea, lungo la rotta balcanica. Dove, dopo la sospensione del trattato di Schengen, sono ripresi i respingimenti. Lo ha raccontato su Internazionale Annalisa Camilli, vincitrice della categoria “Rotta Balcanica”. «Le persone non si fermano», ha detto, criticando «l’internazionalismo» delle politiche del blocco, «le uniche sperimentate sulla migrazione negli ultimi anni da parte dell’Occidente».

Quella in cui viviamo è stata ribattezzata «l’epoca dei rifugiati», come ha ricordato Gianfranco Schiavone, consigliere dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. «Milioni di persone vivono - o, meglio, non vivono - in luoghi da cui non possono tornare indietro, ma neanche andare avanti. Sono bloccati in Paesi di confinamento».

Oggi, 17 novembre, la terza e ultima giornata del premio. Dopo una colazione “a tu per tu” per conoscere la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, alle 11 si terrà la cerimonia finale di premiazione. —

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