Voci e volti dalla Striscia al XXI Premio Luchetta

La prima delle tre giornate al Teatro Miela, condotta da Riccardo Iacona. Riconoscimenti a +972 Magazine, Giornale Radio Rai 1 e Francesca Mannocchi

Giorgia Pacino
L’incontro dal titolo “Gaza, dove muore la nostra umanità”. Sul palco, i giornalisti Francesca Mannocchi, Riccardo Iacona e Azzurra Meringolo Scarfoglio. Foto di Andrea Lasorte
L’incontro dal titolo “Gaza, dove muore la nostra umanità”. Sul palco, i giornalisti Francesca Mannocchi, Riccardo Iacona e Azzurra Meringolo Scarfoglio. Foto di Andrea Lasorte

Ci sono le voci dei bambini che chiedono aiuto da Gaza, registrate dalla sala operativa della Mezza Luna Rossa palestinese a Ramallah, senza che nessuno possa andare a prestare soccorso. E c’è il volto di una ragazzina dei territori a sud di Hebron, che sogna di diventare avvocato per difendere le terre dai coloni.

Sono stati i volti e le voci dell’infanzia minacciata dal conflitto israelo-palestinese i protagonisti della prima giornata del XXI premio Marco Luchetta, che si è aperta ieri pomeriggio al teatro Miela di Trieste. Il riconoscimento, istituito in memoria di Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D’Angelo e Miran Hrovatin, è riservato a giornalisti e fotografi che hanno raccontato sul campo violenze e sopraffazioni sui bambini.

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«Non viviamo in un momento in cui questi temi si affrontano volentieri», ha ammesso Daniela Schifani Corfini Luchetta, presidente della fondazione Luchetta-Ota- D’Angelo-Hrovatin. «Viviamo in una società spaccata ed è molto facile essere fraintesi e considerati schierati. È quanto mai importante che ci sia un contatto diretto con l’informazione, con le persone che vivono sulla loro pelle quello che succede nel mondo e che hanno la possibilità di raccontarlo».

Padrone di casa della giornata il giornalista di Rai 3 Riccardo Iacona, già vincitore del premio nel 2019 e quest’anno presidente della giuria. «Quello che amo di questo progetto è che parla a tutti e coglie l’occasione per condividere con la comunità il nostro presente e il nostro futuro come se fosse una trasmissione televisiva, mettendo in campo un approfondimento».

Lo sguardo è sempre rivolto all’inedito, alla testimonianza. Come quelle raccolte da Azzurra Meringolo Scarfoglio del Giornale Radio Rai 1, vincitrice con Massimo Vasciaveo della categoria “Radiofonia” con il programma “Inviato speciale”. «Le mie cronache a Gaza le ho fatte con il binocolo, dal confine – ha raccontato – perché a noi giornalisti è stato inibito l’accesso. È stata una sfida cercare di raccontare cosa accade in quella striscia di terra e dare umanità ai fatti raccolti grazie al lavoro delle organizzazioni internazionali».

È andata, invece, a riprendere ciò che resta delle colline a sud di Hebron Francesca Mannocchi, vincitrice della categoria “Reportage”. Ha raccolto le voci dei bambini spaventati dalle incursioni dei coloni e quelle dei generali dell’esercito israeliano che pianificano le strategie militari. «Dopo sei settimane quasi ininterrotte di assedio totale, è ormai chiaro che non c’è una strategia, ma un obiettivo esplicito: svuotare la Striscia dai palestinesi, disintegrarla e rioccuparla», è l’analisi della giornalista.

Alla prima giornata sono intervenuti in collegamento anche Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Haggai Matar, direttore esecutivo del collettivo +972 Magazine e vincitore del Premio Speciale della fondazione, e Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni. I genitori di Giulio sono saliti sul palco portando un fiore di ceramica e bulbi di tulipani. Gialli, ovviamente. «Abbiamo bisogno di bellezza», l’appello di Paola Deffendi.

Oggi tanti gli appuntamenti per la seconda giornata del premio: dopo la rassegna stampa, si discuterà di rotta balcanica, minori senza diritti e bambini in carcere. Concluderà la serata lo spettacolo “Concertina 22”. —

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