Bancarotta fraudolenta, cinque anni di carcere

L’imprenditore edile Antonio Del Prete condannato per i fondi al Park Hotel Dante di Gorizia
Bumbaca Gorizia Inaugurazione Hotel Dante
Bumbaca Gorizia Inaugurazione Hotel Dante

Cinque anni di carcere. Li ha inflitti il Tribunale presieduto dal giudice Giorgio Nicoli, ad Antonio Del Prete, un imprenditore edile accusato di bancarotta fraudolenta e indebita percezione di contributi pubblici. In dettaglio un milione e 176 mila euro ottenuti dal Fondo di rotazione per le attività economiche ed usciti dalla casse dell’Unicredit. Con questi soldi l’imputato doveva acquistare e ristrutturare un albergo di Gorizia, il “Park Hotel Dante”. L’operazione era poi naufragata.

Il pm Giorgio Milillo aveva proposto per l’imputato una pena ancora più severa, sei anni di carcere, congiunti alla revoca di una precedente sospensione condizionale. Ma la prescrizione per almeno uno dei reati contestati è imminente - questione di mesi- ed altrettanto scontato è il ricorso in appello già annunciato dai difensori, gli avvocati Giulio Quarantotto e Roberto Corbo.

Com’è facile intuire la vicenda si è trascinata per anni a causa delle difficoltà investigative e delle numerosissime udienze necessarie per definire tutti i dettagli. Antonio Del Prete, secondo l'inchiesta affidata agli investigatori della Guardia di Finanza, sezione di Polizia giudiziaria della Procura, aveva messo a punto un gioco contabile che oltre alla fallita "Med srl" ha coinvolto anche la "Dante srl". Ecco la storia.

La “Med srl” era stata costituita dal commercialista Francesco Paticchio - scomparso nel 2004- per effettuare un intervento immobiliare a Gorizia. Antonio Del Prete aveva amplificato la sua posizione all'interno delle Med dopo la scomparsa di Paticchio che aveva elaborato la strategia per accedere ai fondi regionali del Frie.

L'indagine ha evidenziato che per ottenere dal Frie un milione e 176 mila euro destinati all'acquisito dell'albergo, Antonio Del Prete ha utilizzato documenti che attestavano fatti non veri e ha omesso informazioni dovute. Secondo l’accusa l'imputato non avrebbe dovuto ottenere il finanziamento dal Frie perché di fatto controllava sia la "Dante srl", candidata alla proprietà dell'albergo, sia la "Med srl" a cui erano stati affidati i lavori di ritrutturazione interna. In sintesi la "Med srl" emetteva la fatture per i lavori, effettuati solo in parte, e la "Dante srl" fingeva di pagare il dovuto dal momento che l'imputato era intestatario del 45 per cento della quote delle stessa società e le fatture quietanziate venivano messe all'incasso come previsto dal finanziamento del Frie.

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