Banchina pericolosa, attracchi vietati

Doveva essere la banchina modello a Monfalcone, quella dedicata al cabotaggio delle Autostrade del mare, nuova di zecca come i piazzali illuminati con impianti di ultima generazione, un opera che ha richiesto oltre sei anni di lavoro, diventati sette perchè si è atteso inspiegabilmente un anno per il collaudo, costata oltre 9 milioni di euro, che diventano 25 totali con la prevista Stazione marittima. Peccato però, a meno di nuovi investimenti e altre lungaggini imprevedibili, che nessuna nave che si chiami tale può per ora attraccare: rischia di arenarsi ed essere aperta “come una scatola di sardine” nella fiancata e affondare a causa del basso fondale, dei massi-scogli presenti alla base e degli spuntoni che sporgono dalla banchina, fino a 2 metri e venti, nascosti sott’acqua.
Si è rischiata la catastrofe qualche settimana fa in porto, c’erano diverse navi ferme in rada, le altre banchine erano “congestionate” e si era pensato, dopo l’accorata richiesta degli operatori portuali, di utilizzare in via eccezionale quella banchina e quei piazzali inutilizzati. Solo il previdente intervento della Capitaneria di porto di Monfalcone, che aveva dato l’ok, ma che precauzionalmente voleva accertarsi che non vi fosse alcun problema di sicurezza, ha evitato il peggio scoprendo il grave pericolo nascosto sott’acqua. Bastava che una nave accostasse e si sarebbe arenata, dopo l’urto e uno squarcio, con il blocco totale del porto. Monfalcone come il Giglio? Ironia della sorte proprio il comandante della Capitaneria di Monfalcone, Massimo Toninato prima di essere nominato a capo di Monfalcone guidava la task force di emergenza nel disatro della Costa Concordia all’isola del Giglio.
Ed è stata la stessa Capitaneria di Monfalcone, scoperta la tragica realtà, a inviare una lettera urgente, al termine di una ricognizione e dopo verifiche e sopralluoghi anche con i sommozzatori, alla Direzione marittima, agli operatori. Ma soprattutto ai responsabili dell’opera, il Provveditorato opere pubbliche e di conseguenza all’Azienda speciale porto di Monfalcone incaricata di seguire i lavori. La nota ha il numero di protocollo 4857 e risale a pochi giorni fa, l’11 marzo e ufficializza, dopo le notizie sul totale bluff della legge regionale sul porto (passato in mano alla Regione, ma di fatto in mano allo Stato) ed ora a rischio paralisi, sui tempi oscuri e incerti dell’escavo del canale, sull’impossibilità a utilizzare tutti gli accosti in banchina (solo 5 ormeggi su 9) a causa dei basso fondale (per i mammelloni di fango), l’ennesima mazzata che rischia di essere mortale per il porto monfalconese.
Un paio di facciate che evidenziano una situazione gravissima e che mettono in luce, in via ufficiale (la Guardia Costiera è organo di polizia giudiziaria) la “difformità” e la “pericolosità” dell’opera. Viste le richieste degli operatori che avevano necessità di dar sfogo ai traffici e alle navi in arrivo Toninato aveva sapientemente deciso di “derogare” alle regole (la zona ha una precisa destinazione d’uso) per accogliere le istanze degli operatori portuali. Bisognava però almeno dare un’occhiata alla nuova banchina che non ospita navi da 7 anni. Le verifiche, scrive la Capitaneria, hanno «costretto l’amministrazione marittima a negare gli accosti per motivi di sicurezza». Ed ecco cosa è stato scoperto: «a fronte di un pescaggio dichiarato in ingresso pari a -7 metri e successivamente rettificato a -6,5 è stato rilevato, da un sommozzatore con profondimetro e da un’unità con ecoscandaglio, un fondale disponibile in prossimità della banchina in alcuni punti a -5,8 metri». Due metri di profondità in meno di quanto dichiarato e riportato dalle carte nautiche. Ma non è tutto: la banchina ha un profilo irregolare e sono stati scoperti spuntoni di roccia da sporgono anche di due metri e venti. Sul fondale, con intenti di sostegno della banchina, sarebbero stati posati (e non interrati nel fondale come forse si doveva) i caratteristici “massi sentinella” che formano una sorta di scogliera irregolare (più o meno sporgente verso il centro del canale) che assieme agli “spuntoni” rende pericolosissimo l’accosto di qualsiasi nave. La notizia è esplosa in porto tra operatori e utenti che ora sono sul piede di guerra, stanno organizzando una rivolta, e hanno chiesto la testa dei responsabili, prima di tutto in Regione e nell’Azienda speciale porto.
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