Bando da 608 mila euro per i funerali dei poveri

Il Comune di Trieste si fa carico ogni anno di circa 100-120 funerali. L’amministrazione paga le esequie nel caso di indigenza del defunto, stato di bisogno della famiglia ma anche se viene riscontrato il disinteresse da parte dei familiari stessi. Proprio così: se un parente entro il secondo grado magari per precedenti dissidi con il defunto, mancanza di rapporto o altri motivi che trovano fondatezza si rifiuta di sostenere le spese necessarie alla sepoltura, abbandonandolo di fatto in obitorio, interviene economicamente il Comune.
L’amministrazione ha appena pubblicato il bando di gara per l’affidamento del servizio per i prossimi 4 anni. Stimando un totale pari a 400 casi nel prossimo quadriennio quantifica una base d’asta di 608.495,56 euro, Iva inclusa, corrispondenti a 152.123 euro annui. Al fine di garantire il principio di rotazione tra gli operatori economici di settore, previsto da una normativa regionale, l’aggiudicazione avverrà «in favore delle prime 3 imprese che avranno offerto lo sconto ponderale totale più alto tra le offerte pervenute entro il 28 maggio e riconosciute valide». Attualmente il servizio è gestito a rotazione tra l’Impresa Trasporti Funebri srl, Impresa Trieste Onoranze e Trasporti Funebri srl e Primaria Impresa Zimolo e in attesa dell’esito della gara è stata deliberata una proroga tecnica contrattuale di tre mesi, fino al 31 agosto prossimo.
La procedura per attivare questo tipo di servizio parte in due casi. Nel primo una persona muore, finisce all’obitorio e dopo 15 giorni nessun parente si fa avanti per gestire la sua tumulazione. A quel punto il Comune avverte l’impresa di onoranze funebri che ha in appalto il servizio e spetta poi a questa avviare tutte le verifiche volte ad accertare l’assenza o l’esistenza di parenti entro il secondo grado, comunicando loro formalmente l’avvenuto decesso, il relativo preventivo di spesa per il funerale, con richiesta di manifestazione d’interesse entro 30 giorni. Trascorso inutilmente il termine, può essere riconosciuto lo stato di disinteresse e i relativi oneri saranno assunti dall’amministrazione comunale. Il secondo caso per il quale il Municipio si accolla la spesa del funerale si palesa quando i parenti del “de-cuius” si presentano all’impresa funebre dichiarando di trovarsi in una “condizione di bisogno”. L’incapacità economica a sostenere le spese funerarie va ovviamente documentata. L’Isee non deve superare i 7.500 euro. L’amministrazione comunale sostiene le spese funebri anche nei casi di «indigenza o di appartenenza a famiglia bisognosa», in situazioni dunque già note e seguite dai Servizi sociali.
Nel sottolineare come questi funerali vengano organizzati e gestiti come qualsiasi altra funzione, assicurando la massima dignità alla persona deceduta, Roberto Ricamo delle imprese Sant’Anna e Zimolo spiega che «indicativamente si svolgono attorno alle 8.40 del mattino, si provvede all’esposizione della salma, al rito della benedizione e poi alla sepoltura». Un segnale di civiltà dunque e di rispetto per chi nella vita è stato meno fortunato. «Va anche riconosciuta l’assoluta puntualità dell’amministrazione comunale nei pagamenti», aggiunge Ricamo. I destinatari, i cittadini che il Comune con questo aiuto intende tutelare, sono coloro che vivono in condizioni di disagio temporaneo o continuativo, «in particolare – si legge nell’allegato al bando di gara per l’affidamento del servizio – anziani di età uguale o superiore ai 65 anni fragili, non autosufficienti, adulti non ricollocabili al lavoro per età o per situazioni personali di multiproblematicità, adulti con modalità di vita marginali, assenza di dimora stabile, nuclei familiari e genitori soli con figli minori in condizione di grave precarietà economica». L’amministrazione si fa carico, eccezionalmente, anche del funerale di persone non residenti che sono state segnalate al Servizio sociale del Comune e delle persone la cui regolarità di soggiorno in Italia non sia decaduta in via definitiva in quanto non completato e definito il procedimento previsto dalla normativa vigente in materia di immigrazione.
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