«Bar in crisi, servono fatti concreti»

Bratina (Ascom): «La situazione è sempre più deteriorata». Subito un incontro con gli esercenti
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-26.02.2016 Chiusura Bar da Deo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-26.02.2016 Chiusura Bar da Deo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il problema, dice Paolo Bratina, è «la gente». Che non c’è. Migrata, parallelamente allo stillicidio di antiche botteghe chiuse da un giorno all’altro, verso altre mete. E forse neanche più commercialmente appetibili, ma tant’è. Perché le migrazioni - e Monfalcone più di tutti lo ha sperimentato sulla sua pelle - non le puoi mica controllare, di qualsiasi natura esse siano. Compresa quella commerciale. E così, se gli esercenti non navigano in buone acque, come dimostra il requiem di chiusura che si è celebrato ieri sera al bar “Da Deo”, che ha tirato giù la saracinesca con una festa aperta a tutti, per i negozianti non va meglio. La categoria cerca sempre di risorgere dalle ceneri e non a caso ha assoldato un esperto nel settore, Lino Barbasso, per cercare di imprimere una svolta, ma come osserva Paolo Bratina, presidente di Ascom Monfalcone, «se non si vede più la gente a passeggio in centro» sembra tutto inutile.

«La situazione - esordisce - appare sempre più in deterioramento e certo il quadro economico generale non aiuta. Dovrei essere ottimista, ma non ce la faccio. Tranne qualche commerciante che per meriti, fortuna o eccezione, mi riferisce di passarsela bene o comunque di riuscire a stare in piedi, molti colleghi mi riferiscono di trovarsi in sofferenza». Per Bratina «ci sarebbe bisogno di un cambiamento radicale dell’immagine della città, anche a partire dalle piccole cose». «È necessario mandare dei segnali forti - spiega - per riportare Monfalcone a un certo decoro. Le cose che chiediamo, del resto, sono sempre quelle: eventi calendarizzati di rilievo, in grado di richiamare persone da fuori, e aree di sosta. In centro, inutile girarci intorno, gira poca gente. Mancano le persone a passeggio».

Indubbiamente incide la diminuita capacità d’acquisto dei residenti, con famiglie alle prese con problemi di cassa integrazione o contratti di solidarietà. E la mancata disponibilità di denaro si riverbera sugli esercizi pubblici (non a caso la prossima settimana ci sarà un incontro in sede Ascom con la categoria) e sui negozi. «Anche l’amministrazione - osserva Bratina - dovrebbe inventarsi qualcosa, pur se sappiamo il problema principale qual è...». «Al di là delle buone intenzioni e delle promesse fatte - conclude il presidente dei commercianti - si avverte la necessità di qualcosa di concreto e di dare seguito alle richieste di chi vive di questo lavoro».

Intanto stando al report di un mese fa, oltre 120 aziende da Gorizia a Grado, passando per Monfalcone, Ronchi e Staranzano, si sono rivolte al rescue team di Barbasso per ottenere un sostegno. Sono state elaborate, gratuitamente, 27 strategie personalizzate e varie consulenze su moda, vetrine e rielaborazione degli spazi per mano di un architetto. Ogni lunedì, per gli aderenti, sono stati allestiti training di formazione relativi a tecniche di vendita e principi di management, ma anche di formazione del personale in due aziende. È al giovedì sera un master di alta formazione manageriale. «L’approccio è stato molto positivo sebbene in taluni casi la gestione del cambiamento metodologico sia risultata più difficile - ha riflettuto Barbasso -. La problematica principale riguarda una pressoché assenza di cultura manageriale perciò abbiamo immediatamente messo a regime la formazione».

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