Barriera, negozianti in ansia «La zona non è più sicura»

Siamo già “in” centro, eppure non del tutto “al” centro, ancora. Il poderoso restauro estetico di largo Barriera, compiuto in epoca Dipiazza, e il fresco rilancio pedonale delle vie dietro, fatto sotto Cosolini, sembrano non bastare a riequilibrare la “polarità” della vita cittadina, concentrata inesorabilmente oltre piazza Goldoni, da via Mazzini e Corso Italia verso Cittavecchia e Rive. Barriera e i suoi dintorni, insomma, paiono sempre di più un quartiere-satellite del centro-centro (là dove invece s’ammassano la “movida” e lo shopping): da un lato fanno collezione di negozi sfitti e dall’altro, la sera, finiscono con l’essere semideserti, rischiando così di lasciare il fianco scoperto a qualche sparuto manipolo di personaggi, italiani ma anche no, non proprio “in riga”.
L’inusuale maxifurto da più di diecimila euro in articoli da regalo e disegno tecnico, messo a segno nella notte tra giovedì e venerdì all’Eliotecnoservice di via Vidali, fa ripiombare in effetti nella stretta attualità d’inizio 2015 il senso d’insicurezza percepita da chi, nel rione, vive, lavora, aveva già avuto modo, verso la fine del 2014, di segnalare alle istituzioni il proprio disagio, e ora torna a reclamare «più sicurezza. La zona non è più sicura». Da un anno in qua, vanno a memoria alcuni addetti ai lavori, di “colpi” che hanno fatto rumore, in Barriera (o nelle vie limitrofe), se ne possono contare almeno sei o sette: dalle spaccate notturne, “vittime” il negozio di telefonia piuttosto che Donda, fino al furto con destrezza in gioielleria del ladro “mago” immortalato da una telecamera interna. Quest’episodio, se si eccettuano altri ricorrenti taccheggi ai magazzini di NewYorker, il più delle volte “a vuoto”, è di fatto l’unico avvenuto di giorno. Il resto? Al calare del buio. Buio che è stato pure palcoscenico di svariate risse, piccole e meno piccole, di cui una sfociata in via Oriani in un accoltellamento. Buio che, quando arriva, inquieta più di un operatore commerciale. «Quando io e altri colleghi chiudiamo il negozio alle 19.30, con addosso l’incasso della giornata, abbiamo preso l’abitudine di muoverci in due, e di rimanerci, in due, finché non depositiamo i soldi alla cassa continua della banca», ammetteva ieri un commerciante di Barriera. «I furti nei negozi sono una delle conseguenze della desertificazione della zona», aveva osservato invece venerdì mattina il titolare dell’Eliotecnoservice dopo la “sorpresa” della “visita” dei ladri.
Via Madonnina è l’icona di tale concetto di “deserto” commerciale, e non è la prima volta che finisce agli onori (al rovescio) della cronaca. Qui, ieri, si potevano incrociare 22 locali sfitti ad altezza marciapiedi a fronte di 30 in attività, tra cui resiste una minoranza di realtà di vecchia data: la ferramenta, l’ottico, e poco altro. La situazione si mostra più grave nella parte alta: più si scende per via Madonnina e meno sono le serrande abbassate, finché si confluisce in Barriera, dove l’Hotel Victoria, ad esempio, offre un colpo d’occhio comunque corroborante, insieme alla macelleria Prunk, che pare essersi ben incuneata a propria volta tra i marchi “immarcescibili”. Pirona e Donda stesso, per dirne un paio. Sono i totem di un villaggio che, evidentemente, si sente ai confini della Trieste che conta.
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