BATTAGLIA ALLA CAMERA SU RETE 4
Una giornata "dura", oggi, alla Camera dei deputati. Oggetto del contendere la vexata quaestio delle televisioni. Sotto tiro è Rete 4, ma in generale il duopolio televisivo Mediaset/Rai. E la cosa scuote il Palazzo perché gli interessi in campo sono molti e molto vicini alla politica. Insomma, la sola ipotesi di "Fede sul satellite" provoca uno tsunami parlamentare. Stranezza vuole che a farne le spese sia la disciplina comunitaria su fauna selvaggia e caccia. Cosa c'entri questo con Rete 4 è presto detto: si tratta di disposizioni che "viaggiano", con altre, in uno stesso decreto legge attuativo di obblighi dell'Unione europea.
Che, infatti, contiene pure la disciplina novellata delle frequenze tv. O, come sospetta l'opposizione, il cosiddetto "salva Rete 4". Così, nella battaglia parlamentare, a rimetterci è stata la disciplina "ecologica", dove la maggioranza è andata sotto. Di poco, solo tre voti, ma è accaduto. E questo, sicuramente, a Destra seccherà. Un po' per la temporanea sconfitta. E molto perché il suo leader, per oggettiva storia imprenditoriale, la espone alla facile accusa di supporter di suoi interessi aziendali. Peraltro, sul duopolio Mediaset/Rai, neppure la sinistra è puro candore.
Lo dimostra la stessa "riforma Gentiloni", almeno per la parte del tetto pubblicitario per Mediaset. Troppo ad personam. Viceversa, se avesse obbligato la Rai ad una sola rete, così diminuendone la raccolta pubblicitaria, di per se stesso avrebbe ottenuto di sgonfiare a Mediaset la resa di questo mercato. Ma per una via di mercato più politicamente neutra nonché democraticamente più opportuna. Comunque, la Tv resta il tallone di Achille della maggioranza. Che oggi, letteralmente, si è vista rompere le uova, però di fauna "selvaggia", nel paniere.
La vera partita, naturalmente, è il mercato delle frequenze radiotelevisive. Da affrontarsi, però, nel quadro della rivoluzione tecnologica nei modi di fruire la televisione (via cavo; internet tv; satellitare). Nel senso che il Legislatore dovrebbe operare per aprire questo mercato a nuovi operatori, invece che restare inchiodato a "soliti due noti" - Mediaset e Rai - che, oltre a stare appollaiati sulle frequenze della tv analogica (quella tradizionale), cercano di gestire la transizione al futuro televisivo da una posizione di privilegio. Che è poi esattamente quanto sostiene la sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio 2008.
Alla cui origine è la richiesta di Europa 7 di poter trasmettere, avendone le relative autorizzazioni, in tecnica analogica rivendicando le frequenze ora utilizzate da Rete 4. Nello specifico, è da vedersi se questo significhi "Fede sul satellite"; oppure, come afferma Mediaset, che tutto si limiti a un legittimo risarcimento dello Stato a Europa 7. Tuttavia, la vera questione è che la Corte di giustizia europea considera il regime televisivo italiano contrario al "principio della libera prestazione dei servizi" dell'Unione europea.
Potrebbe essere una buona carta politica per la sinistra, a patto però di essere disposta a mettere sul piatto, e senza nostalgie, la "partita Rai". E pure per la destra, se riuscisse a gettarsi alle spalle l'ombra del conflitto d'interessi.
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