Battaglia del Podgora, la strage di 53 carabinieri

Oggi e domani iniziative ricorderanno il tragico assalto portato sulle pendici del monte Calvario. Nel cimitero di Mossa è conservato il monumento ai caduti
Di Stefano Bizzi

Alle 11 in punto di 100 anni fa il colonnello Antonio Vannugli ordinò l’assalto del Podgora agli uomini del Reggimento carabinieri reali mobilitato. Prima l’ottava compagnia del capitano Giuseppe Vallaro, poi la settima del capitano Eugenio Losco si gettarono nella trincea seguiti a ruota dalla nona compagnia del capitano Lazzari. Quell’azione tesa a conquistare la quota 240 dava l’inizio a una delle battaglia che sarebbero entrate nei libri di storia. Il combattimento costò al reparto 53 morti, 143 feriti e 10 dispersi tra ufficiali, sottufficiali e carabinieri. L’episodio legato alla Prima guerra mondiale è particolarmente importante per l’Arma che oggi e domani ne celebrerà il centenario a Gorizia e lo farà alla presenza del comandante generale Tullio Del Sette. La grande storia è però un mosaico fatto di tanti piccoli tasselli e tra questi ce n’è uno poco conosciuto che torna in superficie grazie alla ricorrenza di oggi. Nel cimitero di Mossa si trova un monumento funebre dedicato ai carabinieri caduti su quello che poi sarebbe stato ribattezzato Monte Calvario. Cosa ci fa lì? La domanda nasce spontanea dal momento che le salme sono state traslate nei grandi cimiteri monumentali di Oslavia e di Redipuglia. Costruito nel 1917, prima che il regime fascista realizzasse i grandi sacrari, il mausoleo dell’Arma si trovava nell’adiacente cimitero militare di Mossa. A ripercorrerne la storia è Fabio Zucconi che, insieme a Fabio Gonnelli, oggi alle 19 presenterà al centro civico di Mossa la mostra “I carabinieri reali nella battaglia del Podgora”. L’allestimento si caratterizza in particolare per la presenza di una trincea che si affaccia su una foto panoramica di Gorizia presa dal Calvario durante la Grande guerra (presumibilmente tra la fine del 1916 e l’inizio del 1917). L’immagine larga 5 metri e alta uno permetterà ai visitatori di immedesimarsi nei soldati: da una feritoia potranno osservare la città come la vedevano i militari impegnati nei combattimenti. Simbolo scelto per la mostra è una foto d’epoca del monumento funebre, posto nella sua posizione originale. «Venne smantellato negli anni Trenta e più tardi rimontato dove lo troviamo oggi – spiega Zucconi -. Le salme però furono traslate altrove. Dalla foto recuperata da Andrea Bullita si notano in ogni caso delle differenze». La principale differenza riguarda la parte superiore dove oggi si trova una lapide orizzontale sormontata da tre croci di marmo unite tra loro. Dall’immagine storica non si capisce cosa sormontasse la lapide, ma il monumento originale ne presentava certamente una verticale. Differenze si notano anche nella parte inferiore: quella moderna appare sicuramente più lineare, ma ha “perso” le iscrizioni nelle due lapidi centrali.

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