Battaglia in Regione sulle date del voto in Fvg

TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia si accende la battaglia sulle date del voto amministrativo di giugno. A innescare la miccia, però, è in realtà Roma. Il Consiglio dei ministri si accinge infatti a decretare oggi - nella seduta convocata alle 17 - l’estensione della votazione per le elezioni comunali anche alla mattina di lunedì 6 giugno, oltre alla già prevista giornata intera di domenica 5. Non solo: allungamento al mattino del 20 giugno (in aggiunta così a domenica 19) per l’eventuale ballottaggio, laddove previsto e cioè nei Comuni con più di 15mila abitanti. Ma la Regione Friuli Venezia Giulia ha chiarito l’altro giorno, non appena informata dell’ipotesi avanzata dal ministro degli Interni Angelino Alfano e facendo pesare la propria potestà legislativa primaria, che sul territorio Fvg si voterà solamente di domenica. Come previsto dall’articolo 46 della legge regionale 19 del 5 dicembre 2013, con i seggi che saranno aperti dalle 8 alle 22. Nel resto d’Italia, invece, l’orario domenicale va dalle 7 alle 23, con due ore in più a disposizione.
Proprio le differenze all’orizzonte fra il Fvg - dove la chiamata alle urne interessa 39 Comuni - e le altre regioni del Paese accendono la bagarre politica locale, con Forza Italia in primis che annuncia la presentazione nell’aula consiliare regionale di una proposta di legge per uniformarsi al provvedimento nazionale facendo combaciare date e orari. «Se in Italia si andrà a votare in due giorni e in Fvg in uno solo, la situazione sarà demenziale», obietta il forzista Bruno Marini. «Già ci troveremo di fronte a un prevedibile alto astensionismo... Ma credo - aggiunge Marini, peraltro candidato alle comunali triestine - che le ragioni di portare il voto anche al lunedì mattina siano le stesse fra Friuli Venezia Giulia e altre regioni. È vero che qui non esiste la decretazione d’urgenza come per il governo, ma approvare una leggina in tempi rapidi è possibile. Vorrei fossimo d’accordo tutti in aula e mi appello anche alla giunta». Il capogruppo forzista Riccardo Riccardi detta i tempi: «Porteremo la proposta in Consiglio mercoledì. È chiaro che dovrà essere condivisa. Il rischio è di esercitare la specialità al contrario: la Regione non può dire che la burocrazia viene prima della democrazia. Con una diversa situazione fra Fvg e altre parti d’Italia si creerebbe caos: già si fa fatica a portare i cittadini a votare... Continuando così, la prossima volta - ironizza infine Riccardi - voteremo solo nella pausa pranzo?».
Nel centrodestra, Fi trova porte sostanzialmente aperte. A iniziare da quella dell’ex governatore Renzo Tondo (Autonomia responsabile): «In un momento nel quale la gente stenta ad andare a votare, offrire una possibilità in più è giusto. Sono per l’allungamento al lunedì». Ncd, per voce del capogruppo Alessandro Colautti, assicura: «L’iniziativa merita una riflessione e forse ha un senso anche se a livello europeo ormai si tende alla giornata unica di voto. Dovremo ragionare, perché il pericolo cortocircuito c’è con una differenza fra Fvg e resto d’Italia».
Qualcosa aggiusterebbe, ma senza “raddoppio” di data, il MoVimento 5 Stelle, altra anima delle opposizioni: «Non mi sembra intelligente cambiare adesso, all’ultimo secondo è improponibile - evidenzia Elena Bianchi, presidente del gruppo regionale grillino -. Se si è decisa una linea, va tenuta quella. Tuttavia, gli orari dovrebbero essere gli stessi in tutta Italia. Adeguiamoci quindi, con apertura delle urne alle 7 e chiusura alle 23, considerato poi che il 5 giugno concluderà un weekend lunghissimo (c’è il ponte con il 2 giugno che cade di giovedì, ndr)».
Grande freddezza rispetto all’istanza forzista, invece, dalla maggioranza di centrosinistra. Una posizione evidentemente prevedibile. «Il fatto di votare un solo giorno - esordisce Diego Moretti, capogruppo del Pd - è una norma di legge. Non vedo perché dovremmo adeguarci a una posizione del governo che mi pare tardiva e inutile, posto che il ponte del 2 giugno era noto da tempo. C’è una serie di adempimenti già ultimati: non è il momento di cambiare. E poi - riflette Moretti - alle urne la percentuale di votanti resta la stessa che siano uno o due i giorni della consultazione: la variazione al massimo sarebbe dell’1%. Ma a Roma vivono in un altro mondo, bastava scorrere il calendario...». Perentorio Pietro Paviotti (Cittadini): «Non si modificano le regole negli ultimi cinque minuti. Siamo fuori tempo massimo. Io lascerei tutto com’è: in Friuli Venezia Giulia si vota solo la domenica».
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