Belgrado, la piazza anti-Vučić ricorda l’assassinio di Djindjić

TRIESTE È stato il primo premier democratico della Serbia ed è stato assassinato da una cricca criminale impastata dai politici il 12 marzo di sedici anni fa. E la protesta “1 su 5 milioni” che monopolizza i sabato sera delle strade di Belgrado e delle principali piazze serbe contro il presidente Aleksandar Vučić ha voluto ricordare Zoran Djindjić a modo suo: ossia sfilando in silenzio lungo le strade della capitale serba.
In precedenza, l’Alleanza per la Serbia, nata proprio dagli stimoli politici creati dalle proteste di piazza e che è costituita da tutte le forze di opposizione, ha aggiunto alle sue richieste oltre alle dimissioni di Vučić anche quelle del premier Ana Brnibić e del presidente del Parlamento Maja Gojković. Tempo 30 giorni e si va alle nuove elezioni. Se ciò non avverrà una grande manifestazione di protesta popolare verrà organizzata a Belgrado il 13 aprile prossimo, con la partecipazione di cittadini da ogni angolo del Paese. E che le nuove richieste politiche siano state formulate a poche ore dalla manifestazione in memoria di Djindjić non è assolutamente casuale.
Al momento del raduno sono stati letti alcuni discorsi del defunto premier mentre tutti si raccoglievano intorno all’edificio della Facoltà di filosofia. Il corteo formato da migliaia di persone si è poi snodato lungo le Terazije (il salotto della Belgrado bene) per raggiungere via Nemanja dove si trova la sede del governo per onorare la memoria di Djindjić. «Oggi ricordiamo - hanno detto gli organizzatori - tutto quello che abbiamo perso e tutto ciò che potremmo avere in una normale società democratica». E lo slogan sfoderato ieri dalla folla su manifesti e striscioni era: «Non dormire più, è tempo di agire, dormirai quando andrai in pensione», assieme a quello coniato dallo stesso Djindjic: «Se non ci riusciamo oggi l’unica ragione siamo noi stessi».
Djindjic fu uno dei fondatori del Partito democratico centrista e filo-occidentale, che guidò una rivolta contro il regime autoritario di Slobodan Miloševic nell'ottobre 2000. È diventato primo ministro nel 2001 e ha svolto un ruolo chiave nell'arresto e nell'estradizione dello stesso Miloševic al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia per far fronte alle accuse di crimini di guerra. È stato assassinato il 12 marzo 2003 a Belgrado. I colpevoli dell’assassinio sono stati catturati. Milorad Ulemek, alias "Legija", l'ex comandante dell'unità speciale per le operazioni interne del ministero, è stato riconosciuto colpevole di aver organizzato il gruppo che ha cospirato per uccidere Djindjic. Zvezdan Jovanović, che era in servizio attivo nell'unità al momento dell'assassinio, è stato riconosciuto come il killer del premier. Entrambi stanno scontando una pena detentiva di 40 anni. I membri dell'unità speciale delle operazioni del ministero hanno cospirato per commettere l'omicidio con l'aiuto del clan Zemun, una banda criminale organizzata, ma il background politico del caso è rimasto incerto.
Zoran Živković, che è stato il successore di Djindjić come primo ministro ed è ora a capo dell'opposizione, ha detto alla Birn che l'attuale movimento di protesta era giusto per ricordare Djindjic. «Per 14 settimane la gente ha protestato a Belgrado e in altre città contro il regime e per una Serbia normale come parte dell'Ue e per la speranza di una Serbia migliore. È giusto che si celebri l'anniversario dell'omicidio di Djindjić».
Uno degli stretti collaboratori di Djindjić, il sociologo Vesna Pesić, ha concordato con Živković che è una buona idea per le persone che stanno protestando contro il governo ora commemorare Djindjić alla stessa maniera. I partiti all’opposizione, riuniti come detto nell’Alleanza per la Serbia, che informalmente stanno dietro le proteste, hanno invitato le persone a partecipare all'evento.
Tuttavia, il Partito Liberal Democratico, Ldp, che è stato uno degli organizzatori delle commemorazioni Djindjic negli anni precedenti, è rimasto fedele alla sua antica tradizione organizzando una commemorazione separata in mattinata. Così come in mattinata una delegazione del governo serbo guidata dalla premier Ana Brnabić ha reso omaggio a Djindjić. Brnabić, accompagnata da numerosi ministri, ha deposto una corona di fiori sul luogo dove il 12 marzo 2003 Djindjic fu freddato. Ma alle corone di alloro dell’esecutivo Belgrado oppone la rabbia della piazza che invoca la fine di quello che considera un vero e proprio regime instaurato dal Partito progressista del presidente della Repubblica Aleksandar Vučić. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo