Beni sospesi Stato-Comune C’è pure la Pineta di Barcola

È bastato un emendamento dell’allora senatore Francesco Russo per sdemanializzare dalla sera alla mattina il Porto vecchio. Non sono bastati 10 anni, una pre-intesa, un’intesa e un Piano regolatore per entrare in possesso della Pineta di Barcola, dell’ex Caserma Duca delle Puglie di via Cumano (dove sono collocati il Museo di storia naturale e il Museo della guerra per la pace de Henriquez) e dell’ex Direzione d’Artiglieria di Campo Marzio (dove ci sono il Museo del mare e le celle frigorifere del Mercato ortofrutticolo). Una partita tra il Comune e il Demanio che, per il fatto che il Friuli Venezia Giulia è una Regione autonoma, deve essere giocata sul terreno della Commissione Paritetica. La cosa incredibile è che tutto è stato definito più volte nei minimi particolare, a partire persino dai canoni di affitto che il Comune ha versato interamente fino al 2013: 10.492 euro di indennità di occupazione per la Pineta di Barcola (valutata 1,8 milioni), 111.694 euro di affitto per la Caserma di via Cumano (valutata a sua volta 7,3 milioni) e 45.658 euro per l’ex Direzione d’Artiglieria di Campo Marzio. Ovvero 180 mila euro versati allo Stato.
Il 18 dicembre 2012 viene siglata una pre-intesa tra il Comune e l’Agenzia del Demanio per il trasferimento allo stesso Comune di Trieste dei tre compendi a costo zero visto che ormai sono sede di attività comunali (museali e ricreative). «La Pineta di Barcola - si legge in tale pre-accordo - svolge da sempre un’importante funzione pubblica di svago per la collettività e per la stessa il Comune ne sopporta integralmente i costi di manutenzione». Nell’occasione, e proprio in vista del passaggio di proprietà, viene rivisto al ribasso il canone annuale di concessione, da 10 mila euro a 200 euro a partire proprio dal 2014. Nel 2017 vengono pagati 211 euro per la Pineta di Barcola, incluso Piazzale Kennedy (diventato 11 Settembre). Il fatto è che il trasferimento dei tre beni a titolo non oneroso non è ancora avvenuto. La pratica è in carico da anni alla Paritetica assieme ad altri 78 beni chiesti dai Comuni del Friuli Venezia Giulia tra cui, per esempio, il Lungomare Trieste di Lignano Sabbiadoro e il Castello di Gradisca d’Isonzo. «La precedente Paritetica aveva raccolto le richieste e avviato gli iter, ora andremo a vedere se sono ancora d’attualità» ha fatto sapere il presidente Giovanni Bellarosa dopo la prima riunione. «Una situazione assurda. Ora riprendiamo il discorso con Enrico Conte con la volontà di accelerare al massimo. Tanto più che nel 2020 scadono i contratti in essere», aggiunge l’assessore a Patrimonio e Demanio Lorenzo Giorgi, che si accorto che la pratica si era arenata a settembre 2018 con il pensionamento del dirigente comunale Walter Cossutta. La procedura della Paritetica non è celere. Basti pensare che il Castello di Udine è stato ceduto attraverso la Paritetica nell’arco di ben 15 anni ( praticamente tre legislatura).
È il privilegio di essere autonomi e speciali. La cosa comica è che il Comune, che dal primo aprile, sta svuotando l’ex Direzione d’Artigliera di Campo Marzio dalle collezioni del Museo del mare (destinate al Magazzino 26 dello sdemanializzato Porto vecchio) e intanto continuerà a pagare fino al 2020 38.810 euro di indennità di occupazione. —
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