Bersani vince le primarie Monti ci pensa ancora e Berlusconi si ricandida

L’anno di Mario Monti si chiude con le sue dimissioni. Missione a tempo, del resto, quella del Professore e del suo governo nella stagione dei tecnici e delle misure “Salva Italia”, il primo tassello del “trittico” di provvedimenti, assieme al “Cresci Italia” e “Semplifica Italia”, mirati a disciplinare il bilancio e a rilanciare il Paese. L’inizio del 2012 è segnato dalla luna di miele. Con il vento in poppa, Monti guadagna ulteriore credito quando, il 9 febbraio, incontro a Washington Barack Obama, passaggio chiave nel recupero post-Berlusconi della credibilità internazionale. Il 23 marzo ecco il decollo di un’altra riforma storica del sessantunesimo governo della Repubblica: il consiglio dei ministri approva il ddl sul mercato del lavoro, terreno di battaglia nei mesi successivi con il sindacato in materia di articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Ma c’è ancora da risanare il Paese. E il 9 maggio, con l’obiettivo di evitare l’aumento di due punti delle aliquote Iva, il premier nomina Enrico Bondi commissario in affiancamento al ministro per i rapporti col Parlamento Giarda: la missione è quella della revisione della spesa pubblica e il risultato sarà, a inizio agosto, la conversione in legge della spending review, un’operazione di contenimento delle capacità di spesa che finirà con l’imporre al Friuli Venezia Giulia un risparmio pari a un miliardo di euro.
Il 31 ottobre tocca invece alla geografia territoriale: il governo, con una riforma che entrerà peraltro in vigore dal primo gennaio 2014, riduce la Province da 86 a 51 e le trasforma in enti di secondo livello, istituendo le prime città metropolitane a dieci anni dalla loro introduzione in Costituzione. A pochi mesi dal voto, inevitabilmente, la politica cerca però di rialzare la testa. È il Pdl a fare la prima mossa: il 6 dicembre lascia la maggioranza e si astiene sul voto al Senato del Dl sviluppo e alla Camera del Dl sulle spese di Regioni ed enti locali. Due giorni dopo è proprio Monti, a seguito di un colloquio con il Capo dello Stato Napolitano, ad annunciare la remissione del mandato una volta approvata la legge di stabilità. Detto, fatto: il 21 dicembre il presidente del Consiglio sale al Colle e rassegna le dimissioni.
Un minuto dopo è già campagna elettorale. Una partita che vede in campo per il Pd Pierluigi Bersani, trionfatore delle primarie del 25 novembre (ballottaggio il 2 dicembre), appuntamento nel quale il segretario democratico piega Matteo Renzi, il sindaco “rottamatore” di Firenze. Si muove di rincorsa invece il Pdl che proprio a fine anno vede il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi. L’ex premier, dopo aver lanciato Angelino Alfano, soffoca di fatto con la sua presenza le primarie programmate il 16 dicembre e annuncia la sua sesta ricandidatura a capo del governo. Nell’attesa di definitive conferme iniziano a staccarsi dal partito vecchi leoni come Ignazio La Russa e nuove leve: Giorgia Meloni e Guido Crosetto si uniscono all’ex ministro di An e fondano il nuovo movimento “Fratelli d’Italia”.
Movimenti di una politica in piena crisi, travolta nel corso dell’anno da ripetuti scandali. Il 13 gennaio Luigi Lusi (Pd) viene iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma con l’accusa di appropriazione indebita per aver sottratto la somma di circa 13 milioni di euro dalle casse della Margherita di cui era stato il tesoriere. A maggio tocca invece alla Lega Nord e al suo storico leader Umberto Bossi, indagato assieme ai figli Renzo e Riccardo e al senatore Piergiorgio Stiffoni per presunta truffa ai danni dello Stato: nel mirino dei magistrati il rendiconto padano riguardo a 18 milioni di rimborsi elettorati. Il caso più eclatante è però quello del Lazio: il 2 ottobre gli uomini del nucleo valutario arrestano l'ex capogruppo Pdl in Regione Franco Fiorito, accusato di peculato per aver utilizzato fondi del partito a fini personali. È una vicenda che porterà infine alle dimissioni della presidente Renata Polverini e alle conseguenti elezioni anticipate.
Proprio come il Lombardia. Il 26 ottobre segna la fine del governo Formigoni, con le dimissioni dei consiglieri, compresi Nicole Minetti (indagata nel processo Ruby) e l'ex presidente della Provincia Filippo Penati, sotto inchiesta per le tangenti del "sistema Sesto". Anche in Friuli Venezia Giulia le forze dell’ordine e la Corte dei conti verificano la gestione delle risorse pubbliche: il 4 dicembre la Gdf acquisisce nella sede del Consiglio i riscontri dei rimborsi ai gruppi, oltre 2,7 milioni di euro nel 2011. L’anno, che ha visto la giunta ridursi a otto componenti dopo le dimissioni, il 28 giugno, di Andrea Garlatti, si chiude invece con una buona notizia per la maggioranza: il 22 dicembre, quando nessuno si attendeva più una nomina politica, Renzo Tondo viene nominato commissario per la terza corsia della A4, in sostituzione di Riccardo Riccardi.
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