Bianca, l’ultima dama del porticciolo di Duino

DUINO AURISINA . Nel dopoguerra fu una giovanissima apprendista cameriera, approdata a Trieste dopo essere fuggita con la famiglia, assieme a decine di migliaia di profughi, dalle tormentate terre di Dalmazia. Oggi è titolare dei due storici ristoranti del porticciolo di Duino, la “Dama Bianca”, che riaprirà a giorni, e il “Cavalluccio”, nonché della vicina pensione “Villa Gruber”, edificio testimone della vitalità intellettuale e culturale della Trieste del Novecento, essendo stata dimora di numerosi esponenti della famiglia Gruber Benco.
È una vera e propria epopea l’avventura personale e imprenditoriale di Bianca Miladinovic, personaggio conosciuto e apprezzato da sempre all’ombra del castello di Duino, che si appresta a rilanciare il ristorante “Dama Bianca”, finora gestito da Marino Rossa, per diventare di fatto l’unica esercente nel porticciolo di Duino. Già titolare da anni del “Cavalluccio”, Bianca si appresta dunque a vivere una stagione estiva fatta di impegno e passione nella baia di Duino, in passato luogo di prestigio che lei punta a rinverdire. E per centrare l’obiettivo, non poteva che scegliere di aver al suo fianco, come primo cameriere di sala, un altro personaggio che a Duino può vantare un curriculum unico, che riporta a romantiche atmosfere d’altri tempi: l’argentino Josè, per anni maggiordomo del principe Raimondo di Torre e Tasso, scomparso nel 1986 e padre di Carlo Alessandro, l’attuale principe del castello di Duino.
Bianca, nel raccontarsi, ama partire dai momenti più difficili: «Arrivai bambina in Italia nel ’63 – spiega – e per un anno intero vissi, assieme alla mia famiglia, nel campo profughi di San Sabba. Un’esperienza dura, com’è facile immaginare – precisa – che però mi ha permesso, nel prosieguo della mia vita, di apprezzare le piccole conquiste, tutto ciò che sono riuscita a costruire sia come imprenditrice, sia negli affetti». Perché Bianca si sente a pieno diritto una “duinese doc”. «Se mi volto e guardo la mia vita mi accorgo che tutti gli eventi più importanti sono accaduti proprio qui. Ricordo mia zia Anna, che abitava al Villaggio del Pescatore, altra terra di profughi, che sposò un dipendente della Cartiera. Fu lei che, nel dopoguerra, mentre portava asparagi, olio e radicchio proprio ai titolari della “Dama Bianca”, all’epoca già noto come ristorante, chiese loro se serviva un aiuto in cucina. Dissero di sì e fu così che mia mamma Elena fu assunta. La mia adolescenza si svolse perciò qui, in porticciolo, a pochi metri dal castello. Già a 11 anni cominciai a dare un piccolo aiuto al ristorante, all’epoca si poteva – continua Bianca – e a 14 assunsero anche me, come apprendista cameriera. A 18 anni sposai Rino, pescatore a Duino, da cui ho avuto un figlio, Dario».
Che la “Dama Bianca” sarebbe entrata nella vita di Bianca lo conferma anche un altro ricordo: fu Vilko, in quegli anni titolare del ristorante, il testimone di nozze per Bianca e Rino. «Era bellissimo quella volta il porticciolo – ricorda Bianca – e Vilko affittava le barche ai clienti del ristorante, perché potessero godere anche di una breve gita nel golfo». A metà anni ’70 la prima svolta: «Maria Gasser, proprietaria del “Cavalluccio” – spiega – decise di ritirarsi e io e mia mamma ne assumemmo la gestione, lei faceva la cuoca io seguivo i clienti in sala. Furono anni bellissimi, il “Cavalluccio” galoppava sempre e fu così per 18 anni».
Bianca ricorda con grande soddisfazione la lunga sequenza di personaggi noti che scelsero il “Cavalluccio”: «Ho avuto come ospiti Giulio Andreotti, Rita Levi Montalcini, molto attenta a tavola, per la quale preparai un menu speciale, servendole il brodo in una zuppiera dell’Ottocento. Poi Ornella Muti, Franco Califano, Ben Gazzarra, Jovanka, la moglie di Tito, Gino Paoli, Gerry Scotti, Amanda Lear, Kabir Bedi, Al Bano e Romina Power, Little Tony, Sergio Endrigo, Adriano Celentano, Marcella Bella, Lucio Battisti, Caterina Caselli. Un’estate – rammenta con un sorriso – la baia e il porticciolo fecero da sfondo alla sigla del Festivalbar».
La seconda svolta nel ’92. «Una domenica – dice – venne da me l’allora titolare della “Dama Bianca”, la signora Irene, e mi disse che quel giorno non aveva voglia di aprire e che mi lasciava le chiavi del ristorante per ogni evenienza. Non tornò più e mi trasferii io alla “Dama Bianca”, lasciando il “Cavalluccio” a Marino Rossa, che l’ha gestito per 26 anni. Adesso ha deciso di mollare, perciò tocca di nuovo a me». La terza svolta è segnata: Bianca è oramai l’unica “Dama” del porticciolo di Duino.
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