Biglietti di un euro per l’ingresso al parco di Miramare
Mancano fondi, da autunno si pagherà l’accesso. Già il giardiniere di Massimiliano lanciò una proposta simile

TRIESTE. La cultura è un bel pensiero, ma poi nei fatti è anche soldo. Poiché a Miramare diventa ogni giorno più concreta la minaccia di chiusura invernale del castello perché non ci saranno i denari per pagare il combustibile del riscaldamento, intanto arriva una svolta clamorosa. Dall’autunno si pagherà l’ingresso al parco.
La decisione è del soprintendente Luca Caburlotto, già severissimo interprete delle politiche culturali triestine. «Perché dev’essere gratis? È vero che i soldi incassati dai musei statali vanno al ministero delle Finanze, ma la legge finanziaria del 2008 ha stabilito che una cifra fissa di questi introiti sia poi girata al ministero dei Beni culturali, e da lì distribuita alle Soprintendenze in proporzione alle loro attività. E io - dice Caburlotto - farò in modo di avere quei soldi. Nella guerra tra poveri soprintendenti, io, povero, combatto con altri poveri per mandare avanti le cose».
Un euro per visitare il parco, 50 centesimi per chi ha meno di 18 anni o più di 65, gratuità per chi ha diritto. Cassa all’ingresso, probabile sistema automatico con tornelli all’entrata sulla Costiera. È finito il flusso di milioni di ingressi liberi, delle folle in scarpette da ginnastica scaricate in libertà dai pullman, e anche della passeggiatina locale, sotto alberi e fra aiuole gentilmente concessi. La misura entrerà in vigore in autunno, ma ha una gestazione lunga, che proprio ieri ha visto il passo formale definitivo.
La proposta della Soprintendenza era già dell’anno scorso, e il direttore regionale di allora, Giuseppe Bilardi, a Trieste per pochi mesi, era stata di assenso ma prudenza istituzionale. Bilardi aveva chiesto di verificare se non vi fosse incartamento, legge, disposizione, tradizione storica, vincolo di qualunque genere che indicasse come obbligatorio l’uso pubblico del parco di Miramare. Sorpresa. Le ricerche storiche della direttrice del complesso, Rossella Fabiani, hanno dato risposta: «Si è trovata - racconta il soprintendente - una lettera con cui già ai tempi di Massimiliano d’Asburgo il giardiniere che aveva allestito il parco si lamentava col principe: il famoso Jelinek diceva che non era possibile tenerlo aperto ai visitatori, a causa dei troppi atti di vandalismo, ricordava che in fin dei conti non si trattava propriamente di un parco pubblico, al di là delle intenzioni dell’Asburgo di farne godere i triestini, e addirittura proprio lui già proponeva che si istituisse l’ingresso a pagamento».
Con la benedizione dei «padri», soprintendente e direttrice hanno proprio ieri mandato risposta all’attuale direttore dei Beni culturali, Giangiacomo Martines, spiegando che nulla di giuridico e/o morale osta al fatto che i visitatori paghino il loro euro, come il giardiniere Jelinek testimonia con carta cantante.
Adesso deve riunirsi il Comitato per i servizi di biglietteria dei musei statali e alla fine Martines prenderà la decisione finale. Intanto sta per concludersi la gara (avviata su impulso del ministero) per una nuova gestione di biglietterie, bookshop, bar-ristorante, e alle ditte selezionate verrà acclusa notizia che bisogna provvedere anche a questo ticket, incassandone però una percentuale, condizione dunque più vantaggiosa per i concorrenti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo