Bimbo mai nato, ginecologo condannato
Due anni con la condizionale e provvisionale di 80mila euro per il medico. Consigliò la donna di andare in auto a Padova

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Due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena, il pagamento delle spese processuali, il pagamento alla parte civile di una provvisionale di 80mila euro e risarcimento danni da stabilire in sede civile. È la sentenza pronunciata al Tribunale di Gorizia dal giudice Andrea Comez che chiude il processo che ha visto imputato il ginecologo dell’ospedale di Gorizia Carmelo Castello. Il medico era imputato di omissione di soccorso e concorso in procurato aborto. La sera del 7 settembre 2012, Jacopo era un feto di 33 settimane. Cresceva nel grembo della mamma Anna Luisa, preoccupata dalla malformazione cardiaca riscontrata a Jacopo dai medici del Burlo Garofolo di Trieste e del Bambin Gesù di Roma. Per questo era seguita dall’Unità di Ostetricia e Ginecologia del centro gravidanze a rischio dell’Azienda ospedaliera di Padova, dove dopo pochi giorni dal quel 7 settembre era previsto il ricovero preparto. Quella sera la signora Anna Luisa, accompagnata dal marito e dalla figlia, si era recata al Punto nascita di Gorizia su consiglio del suo ginecologo Domini. Il medico di turno, Carmelo Castello, dopo aver visitato la donna ed effettuato un’ecografia, le aveva consigliato di raggiungere al più presto la clinica di Padova. Ma quando la signora Anna Luisa, il marito e la figlia sono giunti a Padova il cuoricino del feto aveva smesso di battere. L’accusa a Castello verteva su un elemento evidente: perché non aveva allertato l’ambulanza del 118 per accompagnare la donna a Padova? Il processo ha visto contrapporsi periti di parte che hanno prospettato al giudice un quadro non chiaro. Tanto che lo stesso giudice ha nominato propri periti per disporre di ulteriori elementi. Il punto focale è stato stabilire se la malformazione cardiaca di cui soffriva Jacopo era compatibile con la nascita anticipata, taglio cesareo, in un Punto nascita come quello di Gorizia. Jacopo però sarebbe morto a causa del distacco placentare avvenuto in un punto imprecisato del tragitto tra Gorizia e Padova. Sarebbe invece sopravvissuto al parto a Gorizia per essere poi subito trasferito in un centro specializzato. Tesi questa contrastata dall’avvocato difensore di Castelli, Livio Lippi. La pm Valentina Bossi ha chiesto per Castello una condanna complessiva di due anni e due mesi e si era opposta al riconoscimento della condizionale. Soddisfatta della sentenza l’avvocato Laura Luzzatto Guerrini, che ha sostenuto la mamma di Jacopo nella costituzione di parte civile. «L’entità della provvisionale di 80mila euro è un dato significativo per capire la portata della condanna. Resta il rammarico nel constatare come, a cinque anni dall’episodio, l’Aas non abbia compiuto alcun atto formale per risarcire il danno». Infine, la pm ha chiesto al giudice – che non si è pronunciato in aula – la trasmissione degli atti del processo in Procura per approfondire il ruolo di Domini e dell’ostetrica Deghenart, quest’ultima presente la sera del 7 settembre 2012 al Punto nascita di Gorizia.
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