Bimbo nato morto, indagati medico e ostetrica goriziani

Sono i sanitari che hanno visitato la madre consigliandole di recarsi a Padova L’ipotesi di reato è quella di omissione di soccorso e procurato aborto
Di Franco Femia
Bumbaca Gorizia 05.12.2008 Inaugurazione Ospedale San Giovanni - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 05.12.2008 Inaugurazione Ospedale San Giovanni - Foto di Pierluigi Bumbaca

Ci sono due indagati goriziani nella vicenda del bambino nato morto all’ospedale di Padova. L’informazione di garanzia è stata consegnata a un ginecologo e un’ostetrica dell’ospedale San Giovanni di Dio, la cui identità non è stata resa nota dagli inquirenti. Si tratta comunque dei due professionsiti che il 7 settembre hanno visitato la donna consigliandole di recarsi di tutta fretta a Padova, dove era seguita da quei medici e dove aveva deciso di partorire. Nell’informazione di garanzia si ipotizza l’omissione di soccorso e il concorso in procurato aborto.

L’avviso di garanzia è un atto dovuto perché questo pomeriggio a Padova sarà effettuata l’autopsia sul corpicino del neonato, un atto ritenuto irripetibile e quindi gli inquirenti hanno informato tutte le parti in causa, e quindi anche l’ostetrica e il medico goriziani che hanno visitato la donna, in modo che possano nominare propri consulenti. È certo che all’esame autoptico parteciperà il loro difensore avvocato Paolo Bevilacqua.

Ieri sulla vicenda ha emesso una stringata nota anche l’Azienda sanitaria isontina, che aveva aperto una un’inchiesta interna su quanto accaduto, sostenendo che dinanzi a un’inchiesta giudiziaria è tenuta al massimo riserbo.

«Dall’inchiesta interna risulta che la donna era nota al servizio di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Gorizia, che fosse contestualmente seguita anche dall’Ircss Burlo Garofalo e presa in carico dal Centro di 3° livello di Padova, dove l’8 settembre scorso si è verificato l’evento infausto», afferma la nota dell’Ass. «Risulta altresì che il 7 settembre la signora è stata visitata presso il servizio di ostetricia dell’ospedale di Gorizia, dove le è stato consigliato di recarsi immediatamente al centro ospedaliero di Padova». L’Azienda sottolinea infine che «la direzione dell’Ass 2 Isontina ha la necessità di acquisire ulteriori elementi al fine di valutare la congruità e la correttezza tecnica dell’operato dei professionisti implicati nella vicenda. Eventuali provvedimenti saranno resi noti al termine di tale approfondimento».

La Procura della Repubblica vuole vederci invece chiaro sui motivi per cui i medici dell’ospedale di Gorizia abbiano lasciato che la donna si recasse con i propri mezzi, accompagnata dal marito, fino a Padova e non avessero invece proceduto con un tipo di assistenza più mirata viste le condizioni del feto che presentava una sofferenza cardiaca emersa, a quanto pare, anche da un’ecografia e dal monitoraggio cardiaco fatti all’ospedale goriziano. Il bambino si sarebbe salvato se la donna fosse stata accompagnata al centro specializzato di Padova con assistita da personale qualificato e con adeguati mezzi come un’ambulanza o l’elisoccorso? È a questa domanda che la magistratura cerca di dare risposte esaurienti partendo come primo atto dall’autopsia sul corpicino del bimbo nato morto.

La donna, dopo la visita ginecologica a Gorizia, si era diretta a Padova dove era giunta in tarda serata, intorno alle 22.30, al pronto soccorso ostetrico. Ma ormai non c’era più nulla da fare per il suo bimbo, che portava in grembo da oltre 33 settimane.

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