Bimbo sospeso sul balcone del terzo piano

Quindici minuti che gli saranno sembrati un’eternità. Quindici minuti che ricorderà per tutta la vita.
A passare un brutto quarto d’ora è un bambino di otto anni. Era appena entrato in bagno, ieri pomeriggio, nell’abitazione della sua famiglia in via Battistig. Ha aperto la finestra e deve aver visto qualcosa di interessante sotto, nel cortile. Si è sporto un po’ troppo, ha perso improvvisamente l’equilibrio ma è stato rapido nell’avvinghiarsi al cavo telefonico che corre proprio sotto alla finestra. Un’azione da funambolo, la sua. Un’azione che, molto probabilmente, gli ha salvato la vita.
Così ha evitato la caduta che avrebbe avuto effetti tragici, considerato che l’appartamento si trova al terzo piano di un complesso dell’Ater. «Aiuto, aiuto. Fate qualcosa. Sto per cadere», ha cominciato ad urlare a squarciagola, sino a quando un vicino si è accorto di quel bambino in bilico, impaurito, piangente ma fermo nell’aggrapparsi a quel cavo. Dimenandosi è riuscito, con una mano, a raggiungere il davanzale: ed è rimasto in quella posizione per almeno quindici minuti. In quel momento, all’interno dell’abitazione c’era soltanto la madre che non si è accorta di nulla. Era in un’altra stanza e non ha sentito le urla del figlioletto.
È scattato l’allarme. E mentre si attendeva l’arrivo dei vigili del fuoco, è iniziato l’incoraggiamento dei vicini. «Dai, tieni duro. Stanno arrivando. Non mollare». E il bambino, otto anni appena, ha stretto i denti con una determinazione che ha dell’incredibile. Ad un certo punto, pareva non ce la facesse più, le braccia gli facevamo male ma è stato davvero un attimo: poche frazioni di secondo di scoraggiamento e poi ancora lì, fermo, aggrappato con una mano al davanzale e l’altra a quel filo del telefono.
Immediatamente sono arrivati i vigili del fuoco con l’autoscala e una pattuglia della polizia. In quattro e quattr’otto, un pompiere ha raggiunto il bambino. Era talmente sotto choc che non voleva staccarsi da quel cavo per nessuna cosa al mondo. «Rischio di cadere», diceva. Ma alla fine, si è convinto e si è lasciato abbracciare dal vigile del fuoco. Le sue condizioni fisiche sono buone: soltanto qualche dolorino alle braccia e un grandissimo spavento.
Sì, quei quindici minuti li ricorderà per tutta la vita. «Se fosse caduto, nella migliore delle ipotesi si sarebbe spaccato entrambe le gambe», la sottolineatura dei vigili del fuoco. Sotto, non c’erano alberi o altre strutture che avrebbero potuto atturire la caduta. È andata bene.
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