Boggi: siamo qui da settembre Quattro vetrine finora inutili
Quattro vetrine in meno e uno spazio espositivo ridotto di un quinto. Il ritardo nell’apertura di galleria Tergesteo sta causando diversi disagi al punto vendita Boggi, il prestigioso marchio milanese di abbigliamento maschile che per primo ha tenuto a battesimo un foro commerciale nella prestigiosa galleria.
«Abbiamo aperto a settembre – riferisce Fabrizio Fassino, general manager della Boggi – e l’accesso alla galleria doveva già essere aperto. Poi ci hanno detto che probabilmente apriva a novembre, ma visto l’avanzamento dei lavori e lo stato di allestimento dei negozi difficilmente ce la faranno».
Il nuovo foro commerciale della Boggi si articola su due piani, gli spazi sono importanti. «In queste condizioni, visto dall’esterno - spiega Fassino - uno non si rende nemmeno conto di quanto è grande il negozio, e di quanto è vasto lo spazio espositivo».
Le quattro vetrine del negozio che si affacciano su galleria Tergesteo sono allestite, curate, con i capi della nuova collezione ben esposti.
Ma i manichini sono rivolti verso l’interno dell’esercizio, visto che dall’esterno nessuno li può vedere.
E da quelle vetrine, sbirciando dentro alla galleria, ci si rende conto che i fori commerciali non solo sono ancora vuoti ma, cosa più preoccupante, sono ancora da allestire.
Non ci sono operai che posano pavimenti, imbiancano, posizionano punti luce, realizzano scaffali o montano mobili.
«E questo ci fa capire che i tempi sono ancora lunghi – valuta Fassino –. Però ora noi abbiamo urgenza di poter usufruire della galleria aperta».
Gli acquirenti comunque non mancano. «I clienti entrano finora sono interessati al nostro negozio – spiega il general manager – ma le potenzialità di questo negozio sono superiori».
Il negozio Boggi è inoltre in attesa della risoluzione di alcune pratiche burocratiche.
«Devono ancora fornirci le indicazioni precise sul tipo e sul colore delle tende esterne che noi vorremmo sistemare – riferisce Fassino – oltre a doverci dare un indirizzo su come possono essere sistemate le insegne».
Insomma, una partenza penalizzata da parecchie circostanze e che vede Trieste nuovamente in difetto nei confronti di marchi importanti che decidono di investire in città.
Laura Tonero
Riproduzione riservata © Il Piccolo