Borges e i volumi illegali sotterrati nel giardino
A casa dell’argentino Becce centinaia di opere proibite da Videla

Silvano Trieste 2018-01-06 La Biblioteca di Aldo Becce e Mariela Castrillejo
«Mi sono innamorata di mio marito quando ho visto la sua biblioteca». Parola di Mariela Castrillejo, collega e consorte dello psicanalista Aldo Becce. Da allora ne hanno fatta di strada, non solo i due ma anche i loro libri: nascosti sotto terra per sfuggire alla censura, disseppelliti e fatti volare da Buenos Aires a Trieste, oggi sono in parte esibiti nello studio dell’associazione “Jonas” di via XXX Ottobre. «Il resto della collezione è a casa - spiega Becce -. Qui c’è la biblioteca di lavoro: a seconda degli interessi del momento spostiamo i tomi da una sede all’altra». Centrale è la sezione dedicata al tema “minori e giustizia”, cui segue ovviamente la psicanalisi. «Quando ho bisogno della lingua spagnola c’è però solo Jorge Luis Borges: la perfezione - prosegue -. Si trova negli scaffali inferiori, che geologicamente rappresentano il Pleistocene della libreria, ovvero la parte di essa che è migrata assieme a noi dall’Argentina: là gli scritti si dovevano nascondere».
Nell’accingersi a rievocare la vicenda, Aldo Becce estrae da uno scaffale un’edizione in spagnolo firmata Marta Harnecker, dalla copertina talmente usurata da risultare quasi illeggibile. S’intitola “Los conceptos elementales del materialismo histórico”. Continua: «Questo era uno degli svariati titoli proibiti durante la dittatura. Erano stati messi all’indice addirittura “Il piccolo principe” e le opere di Freud, padre della psicanalisi. Possederne una copia, significava rischiare di sparire. Così ho sotterrato i libri “pericolosi” nel cortile di casa di mia madre per poi riesumarli a regime finito. Era una pratica diffusissima: si viveva in un mondo asettico, dove qualsiasi forma di pensiero diversa da quella ufficiale veniva repressa». Il riferimento è al governo della giunta militare, tra il 1976 e il 1983, durante cui migliaia di oppositori o sospetti tali furono rapiti e assassinati dagli sgherri del regime inaugurato dal colpo di stato di Videla, “Hitler della Pampa”.
«D’altronde - interviene Mariela Castrillejo - è vero che si può conoscere una persona a partire dai suoi libri. Così facevano i militari, nell’identificare i potenziali dissidenti». «Ma non lo facevano solo i militari - riprende nuovamente Becce, il cui tono da serio si è fatto repentinamente divertito -. Mia moglie si è innamorata di me grazie alla mia biblioteca».
«È vero - conferma lei -. Aldo e io ci siamo conosciuti lavorando nello stesso ospedale, alla periferia di Buenos Aires. Quando lui mi ha invitata per la prima volta a casa sua, mi è caduto l’occhio innanzitutto sulla sua biblioteca! C’erano tanti testi che conoscevo già e che denotavano interessi comuni. C’erano poi i surrealisti e Los Cantos de Maldoror del Conte de Lautreamont: si trattava di argomenti inusuali, che mi piacevano».
Era il 1984. Il regime era appena caduto e i libri, non più proibiti, disseppelliti dai cortili delle case. Il viaggio della biblioteca della famiglia Becce, che intanto andava formandosi, era tuttavia lungi dall’essere terminato. «Che cosa metto in valigia? È uno dei crucci di chi migra. Siamo partiti dall’Argentina nel 1991: la rinnovata democrazia già allora lasciava presagire il disastro economico che in seguito si è verificato - continua il racconto dei due -. Siamo arrivati in Italia grazie a una borsa di studio, che permetteva di trasportare bagagli un po’ più pesanti rispetto agli altri passeggeri: 150 chili in tutto, per noi e nostra figlia, che nel frattempo era nata. La scelta è caduta su tre categorie di oggetti: le pentole, i giocattoli di Lucía e i libri».
La biblioteca ha raggiunto così la sua collocazione attuale. Da destra a sinistra si incontrano le sezioni dedicate alla psicologia infantile e alla psicanalisi, alla filosofia, alla poesia, alla letteratura, al cinema e così via. «C’è il filosofo sloveno Slavoj Zizek. La “Memoria del fuoco” dell’autore uruguayano Eduardo Galeano. Una pubblicazione scientifica come “Cosmos” di Carl Sagan. C’è pure qualche libro di cucina, come il “Manual del asador argentino” ovvero colui che griglia la carne - conclude Becce -. Il mio preferito è però “Il gastronomo educato”: un ricettario di un nobile siciliano nell’Italia del dopoguerra, che insegna ad esempio a sostituire il caviale con il pollo. Lo acquistai nel 1993, il mio “annus horribilis”: non avevo
pila
, come si dice a Trieste, così mia moglie mi disse di occuparmi della cucina, mentre lei avrebbe provveduto a noi». Chiosa lei: «Pian piano siamo riusciti a farci inviare dall’Argentina alcuni degli esemplari rimasti indietro. Come l’Enciclopedia spagnola del 1870. O l’immensa biblioteca appartenuta a mio nonno: mia madre mi ha intimato di riprendermela, fino a spedircela in Italia pezzo per pezzo».
1. - continua
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