Bosco si prende Opicina dalla Despar

TRIESTE Al di là dei cinque o sei (resta in sospeso via dell’Istria) minimarket ceduti ad alcuni coraggiosi ex dipendenti, nel risiko Coop entra l’atteso, e finora defilato, “player” locale. Bosco s’incunea tra i colossi Nordest, Despar e Conad e si prende uno (uno al momento) dei negozi che “furono” delle Operaie, comperandolo tecnicamente dalla Despar. Già perché il punto vendita su cui sta per ri-sventolare la bandiera della triestinità - quello di largo San Tommaso a Opicina - rientrava nel pacchetto da otto supermercati di cui sette proprio a Trieste che l’Aspiag Service, la concessionaria Despar austriaca, si era assicurata a inizio giugno nell’asta bandita dall’avvocato Maurizio Consoli nel suo ruolo di amministratore giudiziario, oltre che di liquidatore in pectore. Siamo di fronte, dunque, a una seconda rivendita a pezzi, che deve ancora essere formalizzata, di una prima vendita a pezzi, che a sua volta attende l’ultima ratifica. Legittima a tutti gli effetti, norme alla mano. Negli ultimi giorni la Corona Srl, la società “operativa” del Gruppo Bosco, ha raggiunto infatti un accordo per la transazione del ramo d’azienda di Opicina con l’Aspiag, su cui ovviamente potranno essere messi i dovuti autografi soltanto dopo che la stessa Aspiag avrà firmato il rogito del pacchetto da otto con Consoli. Top-secret i dettagli pecuniari dell’operazione, di cui s’è iniziato ad avere notizia per le vie informali nel week-end e che è divenuta sostanzialmente di pubblico dominio da martedì sera, quando cioè Fabio Bosco, contitolare dell’omonima catena, e l’avvocato Giulio Quarantotto, il suo consulente legale, dopo il “patto” con la Despar hanno firmato pure quello con i sindacati per il trasferimento degli 11 lavoratori del market di Opicina. «Un accordo - puntualizza Fabio Bosco - nel quale abbiamo aggiunto qualche condizione ulteriormente migliorativa rispetto a quelle che i nostri nuovi undici dipendenti avrebbero avuto con la Despar. Era nostra volontà alzarci dal tavolo in un clima sereno e costruttivo, e di questo ringrazio i sindacati per la collaborazione. Come ringrazio pure l’Aspiag per la correttezza mostrata. Siamo concorrenti di fatto, eravamo inoltre concorrenti all’asta. Qui loro si sono aggiudicati Opicina, cui noi puntavamo singolarmente, perché era compreso in un pacchetto più ampio in cui figuravano market di loro interesse». «Arrivare sul Carso, a Opicina, era un traguardo che ci prefiggevamo da tempo, questo desiderio è diventato realtà», aggiunge Bosco, che reclama il suo essere “baluardo” della storia della grande distribuzione triestina: «Siamo di Trieste, a Trieste dal 1880, il nostro indotto è locale, e guardiamo con grande attenzione alla valorizazione dei prodotti del territorio. Non mi è piaciuta l’uscita di Zazzeron (quella dello sconto per chi “rottama” da lui la tessera delle Operaie, ndr) perché tutti possiamo avere momenti difficili. Massimo rispetto per la storia delle nostre Coop».
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