Cabinovia di Trieste, l’iter sotto la lente: «Scelte tecniche, non politiche»

Durante la seduta della Commissione Trasparenza il direttore ai Lavori pubblici Bernetti rivendica la correttezza della procedura: «Incarichi a professionisti qualificati». L’opposizione: «Quanti gli atti viziati?»

Lorenzo Degrassi
Giulio Bernetti, a destra, assieme all’assessore Everest Bertoli Foto Massimo Silvano
Giulio Bernetti, a destra, assieme all’assessore Everest Bertoli Foto Massimo Silvano

È stata una seduta accesa quella della Commissione comunale per la Trasparenza , convocata dalla presidente Giorgia Kakovic (Adesso Trieste), con l’obiettivo di far chiarezza sulla “sequenza di atti amministrativi già adottati dal Comune” nell’ambito delle Valutazioni di Impatto Ambientale e delle Valutazioni Ambientali Strategiche (Vas). Al centro del confronto, le modalità di selezione degli esperti incaricati di esprimere i pareri tecnici, dopo le recenti sentenze del Tar che hanno annullato l’iter della Vas legata alla variante urbanistica per la cabinovia.

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Un rendering della cabinovia di Trieste

Il primo a intervenire è stato l’assessore alle Politiche del territorio Michele Babuder: «La mia presenza – ha detto – vuole assicurare l’assoluta buona fede dell’amministrazione che rappresento. L’iter si è sviluppato a partire da determine del 2022, fino alla delibera della giunta regionale del 2024 per l’interesse pubblico e alle successive delibere comunali e consiliari».

Il consigliere Riccardo Laterza (Adesso Trieste) ha quindi posto l’accento su due punti emersi dalle sentenze: «La selezione degli esperti è avvenuta in violazione del principio di imparzialità e la delibera di giunta non ha prodotto una valutazione vera e propria. Bisogna chiarire chi ha indirizzato il lavoro in questa direzione e se lo stesso metodo sia stato adottato anche in altre occasioni».

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Un residente a rischio esproprio dindica il punto dov’è previsto passi la cabinovia (Silvano)

Il direttore dei lavori pubblici del Comune, Giulio Bernetti, a questo punto ha rivendicato la correttezza della procedura: «La selezione è stata fatta dagli uffici, non dalla politica. Si è proceduto con incarichi diretti, individuando professionisti qualificati, come si è sempre operato. Anche il Piano regolatore si regge su una Vas impostata nello stesso modo».

Parole che hanno innescato la replica di Laterza: «Dire che “si è sempre fatto così” non è una giustificazione, semmai aggrava la situazione: vuol dire che anche altre Vas potrebbero risultare viziate. Se, per ipotesi, fosse stato presentato ricorso sulla variante di Porto Vecchio – che includeva l’ovovia – probabilmente sarebbe stata annullata. Oltre a chiudere la partita di un’opera inutile e insostenibile, il Comune dovrebbe adeguare le proprie prassi per garantire buona amministrazione e tutela dei fondi pubblici».

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Il prototipo della cabina Leitner della cabinovia. Foto Massimo Silvano

Netta la posizione di Roberto Cason (Idea Giuliana): «Penso che ognuno di noi dovrebbe avere una nozione di diritto amministrativo - questo il suo pensiero - ma non credo sia scritto da nessuna parte che vada interpellato un secondo gruppo di esperti». Rosanna Pucci (Pd) ha rilevato come la scelta tecnica sia stata comunque avallata dall’esecutivo: «Se il Comune ha sempre fatto così, anche la delibera sul Porto Vecchio firmata Costim potrebbe decadere, visto che si fonda sulla Vas». Infine, Alberto Pasino (Punto franco) ha incalzato: «Ammettere che si è sempre proceduto allo stesso modo equivale a dire che non è mai stata garantita la terzietà. Il punto politico è capire se, una volta compreso l’errore, l’amministrazione intenda ripeterlo». —

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