Cabinovia di Trieste, sui fondi Dipiazza si appella al ministro Salvini
Incontro tra Dipiazza e il vicepremier dopo il decreto che prevede i fondi erogati tra il 2027 e il 2034: «Dal governo c’è sostegno al progetto: avremo le risorse»

Il dossier della cabinovia e dei suoi finanziamenti arriva, ancora una volta, sui tavoli del ministero. Tra i temi che il sindaco Roberto Dipiazza ha sollevato nel breve incontro di venerdì mattina con il vicepremier Matteo Salvini c’era anche – e soprattutto – quello della copertura economica dell’impianto a fune tra mare e Carso, tuttora da dirimere.
«Avremo tutte le risorse», commenta il primo cittadino, confidando di poter risolvere definitivamente la questione nel corso di un prossimo vertice a Roma, fissato verso la metà del mese.
Il tema è molto complesso e la soluzione potrebbe esserlo altrettanto. I 48,8 milioni persi dal Pnrr e riassegnati da Salvini tramite fondi statali (di fatto sollevando la cabinovia dai vincoli ambientali Dnsh) sono in realtà già dati per certi dal Mit – come confermato dall’ufficio stampa del ministero in una nota – ma al momento programmati “a rimborso” in rate da otto anni.
Il percorso da qui all’eventuale avvio dei lavori è ancora in salita – la variante urbanistica “Accesso Nord” è ancora incagliata in Consiglio comunale, senza contare l’imminente verdetto del Tar sui cinque ricorsi tuttora pendenti – ma, qualora l’iter dovesse sbloccarsi, il Comune conterebbe di avviare e terminare i cantieri entro il 2027.
Per allora il governo avrà però trasferito all’amministrazione comunale appena la prima rata da 2,5 milioni di euro, lasciando scoperti circa 46,3 milioni da erogare solo a “puntate” annuali, come disposto dal decreto del direttore del Mit Gianluca Faraone.
L’ultima rata da 5,8 milioni verrebbe versata nel 2034, programmazione chiaramente disallineata ai tempi del contratto già firmato due anni fa con Leitner: in che modo il Comune potrà assolvere al proprio impegno con la ditta altoatesina, e avviare un’opera già finanziata, ma a oggi priva di liquidità?
Senza contare gli effetti sul bilancio comunale, considerando che la cabinovia è di fatto iscritta nel piano triennale delle opere, ma senza copertura finanziaria, viste le modalità a “rimborso” del decreto Faraone. Lo stallo di un’opera di tale entità rischierebbe di bloccare eventuali manovre finanziarie.
Come sciogliere la matassa? Al vaglio della giunta ci sono diverse possibilità, e la prima è che il ministro Salvini mantenga la parola data. La cabinovia è stata sostenuta da tutto il centrodestra, a tutti i livelli. A partire dalla Lega. Meno di un anno fa era stato proprio il leader del Carroccio ad assicurare i fondi.
«Il progetto è già coperto, conto di essere il primo a utilizzare la cabinovia», affermava il vicepremier in visita alla Stazione marittima, lo scorso dicembre. Dipiazza è ora pronto a chiederne conto. Nelle prossime settimane – come già riportato su queste colonne – il sindaco si recherà a Roma per affrontare la questione, già anticipata a Salvini nel breve incontro preliminare di ieri mattina, a Udine (era presente anche l’assessore al Bilancio e collega leghista Everest Bertoli). «Gli ho detto che la cabinovia è un grande progetto ma avversato dalla sinistra, e lui ha convenuto con me», si limita a riferire il primo cittadino, certo che «avremo tutte le risorse».
E se l’appello a Salvini non dovesse dare i risultati sperati in tempi utili? In tal caso al Comune non resterà che anticipare la liquidità necessaria per avviare i cantieri, almeno sino all’arrivo dei trasferimenti statali. Tra le ipotesi sul piatto c’è quella del mutuo (ma poco percorribile, in quanto implicherebbe un indebitamento per l’ente) o, in alternativa, di impegnare tutto o parte dell’avanzo di bilancio per la cabinovia, a scapito però di altre opere pubbliche. Un aiuto, infine, potrebbe arrivare dalla Regione, sotto forma di contributo.
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