Caccia all’orso, otto esemplari abbattuti

Entroterra di Fiume, doppiette di vari Paesi all’opera nell’ambito del “Piano d’azione” croato
Un orso bruno in un'immagine d'arhivio. Proseguono per ora senza esito le ricerche dell'orsa Daniza che a Ferragosto aveva aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo in Trentino. L'animale, di 18 anni, è munito di un collare che lancia segnali radio ed i responsabili del Corpo forestale stanno cercando di localizzarlo con il radiogoniometro. L'operazione è resa difficile dal fatto che un orso - dicono i tecnici - può compiere spostamenti fino a 50 chilometri al giorno. Gli uomini impegnati nel tentativo di cattura hanno anche predisposto delle trappole nell'area interessata dalla presenza del plantigrado. ANSA
Un orso bruno in un'immagine d'arhivio. Proseguono per ora senza esito le ricerche dell'orsa Daniza che a Ferragosto aveva aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo in Trentino. L'animale, di 18 anni, è munito di un collare che lancia segnali radio ed i responsabili del Corpo forestale stanno cercando di localizzarlo con il radiogoniometro. L'operazione è resa difficile dal fatto che un orso - dicono i tecnici - può compiere spostamenti fino a 50 chilometri al giorno. Gli uomini impegnati nel tentativo di cattura hanno anche predisposto delle trappole nell'area interessata dalla presenza del plantigrado. ANSA

FIUME. La notizia, testimoniata anche da fotografie, ha destato non poco scalpore. Nella sola notte a cavallo tra il 31 marzo e il primo aprile sono stati abbattuti nel Gorski kotar (entroterra di Fiume) ben quattro esemplari di orso bruno da medaglia d’oro, ossia da 381 a 492 punti Cic (classificazione del Consiglio internazionale della caccia e della salvaguardia della fauna).

La prima battuta di caccia primaverile in questa regione montana ha visto doppiette di mezzo mondo freddare otto orsi, di cui sei alla stregua di autentici trofei. Quanto basta per fare inorridire non poche persone a fronte di quella che appare una inutile carneficina di “Yoghi” consumatasi alle spalle di Fiume.

Le uccisioni però erano concordate, perché facenti parte del Piano d’azione croato “a favore” degli orsi, la cui popolazione negli ultimi vent’anni è cresciuta del 250% in tutto il Paese. A metà degli anni Novanta del secolo scorso vivevano nel territorio croato all’incirca 400 esemplari: oggi sono state superate le mille unità.

Il Gorski Kotar, con i suoi boschi, le colline e una presenza umana non opprimente per gli animali, è un’area ideale per la popolazione dei plantigradi. Il loro numero - oltre 300 esemplari - ha però superato la soglia critica.

«Sì, il loro abbattimento può apparire crudele – ha spiegato uno tra i maggiori esperti croati in materia, Dario Majnari„ che vive nel Gorski kotar – ma quanto registrato nei giorni scorsi fa capire che la cosa è necessaria e soprattutto utile ai plantigradi. Altrimenti, in caso contrario, la sovrappopolazione comporterebbe inevitabilmente problemi di spazio, di cibo e di equilibrio ambientale, facendo sì che ci siano maggiori incontri ravvicinati con l’uomo, evento da evitare per entrambi. La Croazia e con essa il Gorski Kotar sono molto più a sud del più grande areale al mondo di orsi, che annovera Russia, Paesi scandinavi, Canada e Alasca. Da noi gli inverni sono più corti e miti, con maggiori opportunità alimentari per gli orsi. Del resto le orse in Croazia figliano ogni due anni, nei Paesi del Nord ogni terzo o quarto anno. Da noi pertanto il tasso di natalità è più elevato».

Alla battuta di giorni fa, tenuta nelle zone venatorie del Demanio forestale croato, hanno partecipato doppiette di vari Paesi dell’Unione europea ma anche di Stati Uniti, Russia, Ucraina, Svizzera e Norvegia. Oltre ai relativi ricavi per la comunità locale e per lo Stato, buona parte del denaro incassato viene spesa per l’allevamento della selvaggina.

Andrea Marsanich

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