Cambio della guardia alla guida della Croazia: Milanović presidente

Non riesce il bis a Grabar Kitarović, Capo di Stato uscente: il socialdemocratico stacca l’esponente di centrodestra con il 52,7%. Schiaffo all’esecutivo Plenković

ZAGABRIA Solo sei mesi fa era un sogno, una pia illusione in cui credevano in pochi, anzi pochissimi. I sondaggi gli davano distacchi abissali. Eppure ieri sera il candidato socialdemocratico Zoran Milanović è diventato il nuovo presidente della Repubblica di Croazia riuscendo a sconfiggere la, alla vigilia, grandissima favorita, capo di Stato uscente e candidata dell’Hdz (centrodestra) Kolinda Grabar Kitarović. Ce l’ha fatta Milanović, esponente del centrosinistra unito, guadagnandosi il 52,69% dei voti contro il 47,13% della sua avversaria quando erano stato scrutinato il 98% delle schede. Uno schiaffo al governo del premier Andrej Plenković (Hdz) in un momento in cui il ceffone fa veramente male in quanto la Croazia ha appena assunto la presidenza di turno dell’Unione europea.

Milanović ce l’ha fatta grazie al buon afflusso alle urne (54,9% contro il 51,1% del primo turno) e in barba alle Cassandre che pronosticavano una sua disfatta a causa dei 70 mila aventi diritto al voto che proprio in questi giorni sono partiti per la settimana bianca preferendo sciare sulle Alpi in Italia, Slovenia e Austria piuttosto che “affrontare” il diritto-dovere del voto. Invece a disertare le urne sono stati gli elettori di centrodestra, soprattutto quelli che al primo turno avevano votato per il candidato populista Miroslav Škoro, classificatosi al terzo posto con il 24,45% e quindi escluso dal ballottaggio.

È stato, dunque, un centrosinistra molto motivato quello che ha permesso al suo leader di conquistare il colle del Pantovčak riuscendo a infliggere distacchi abissali alla sua avversaria nei feudi rossi tradizionali come la Contea Litoraneo-Montana con capoluogo Fiume dove, guarda il caso, è nata proprio Grabar Kitarović. Grabar Kotarović che pur vincendo lungo la costa dalmata ha visto anche qui una dannosa erosione di preferenze. Nelle città, invece, ha primeggiato ancora una volta Milanović che ha inflitto una pesante batosta a Kolinda soprattutto nella capitale, frutto, dicono gli analisti, del suo apparentamento con il movimento politico del discusso e discutibile sindaco di Zagabria, Milan Bandić. E a quel centrosinistra, ai suoi collaboratori più stretti Zoran Milanović ieri sera ha tributato il suo «grazie gente, grazie a voi», con un mezzo sorriso tra le labbra (lui è fatto così), facendo una sfuggente apparizione sul palco alle 19.10 subito dopo i primi exit polls dai quali già si prefigurava una sua vittoria. Il ritorno per l’abbraccio dei suoi alle 21.40, assieme alla moglie e al presidente della Sdp Davor Bernardić. «Benvenuti nella fabbrica della vittoria», esordisce «grazie a chi mi ha votato e anche a chi non lo ha fatto», e precisa subito «d’ora in avanti sarò il presidente di tutti i croati». «Di solito sono un essere umano - prosegue - come lo sono stato in tutta la campagna elettorale e lo sarò anche come presidente fornendo stimoli e suggerimenti». «Sono stato premier», precisa riferendosi al suo forfait alla politica interrotto dalla candidatura, vincente, alle presidenziali, «e gli ultimi sei mesi del mio mandato mi sono pesati molto. Io so che la verità è negli occhi di chi guarda. So che ancora oggi ci sono quelli a cui sto antipatico, ma anche con queste persone dobbiamo dialogare e convivere perché siamo troppo pochi per concederci anche il lusso di dividerci». Sul fronte opposto è calato un gelido silenzio fin dall’annuncio degli exit polls.

L’Hdz e Grabar Kitarović credevano di avere la vittoria in pugno, di riuscire a ripetere il “miracolo” di cinque anni fa quando riuscirono a sconfiggere l’uscente Ivo Josipović (centrosinistra). «Gli elettori dell’Hdz - sostiene l’ex ministro degli Esteri Miro Kovać - ci hanno mandato un segnale sul fatto che dobbiamo cambiare qualcosa». «Troppo a destra - gli fa eco Goran Jandroković, speaker del Sabor croato - siamo andati troppo a destra. questo non è lo stile dell’Hdz». Ma chiare anche le parole del ministro degli Interni Davor Božinović: «Questo risultato non significa che la Sdp vincerà alle politiche». L’appuntamento è per l’autunno prossimo. —


 

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