Quasi 10 mila in piazza: così Vermegliano onora la sua storica Cantada
Da “Paesanella” ad “Andremo sul Carso” fino a “Vizilia de na volta”: rivive la tradizione del raduno popolare nel giorno del patrono del rione

La Bora ha spazzato e diradato le nubi e ha finalmente lasciato lo spazio al sole. Un sole che riscaldava e invogliava a uscire. Ed a mezzogiorno preciso Marino Boscarol ha levato la bacchetta al cielo per dirigere l’immancabile “Cantada”. Per lui è stata l’ultima volta.
Dopo 50 anni, infatti, non senza una buona dose di nostalgia e grande commozione, ben comprensibile, Marino ha lasciato il passo a Fulvio Salvagno e ai suoi “compagni” di avventura Flavio Bianco, Federico Colautti e Andrea Grizonich.
Un passaggio di testimone che, a Ronchi dei Legionari, ha contrassegnato l’edizione 2025 della tradizionale festa di Santo Stefano, il patrono del rione di Vermegliano. E anche se, come sempre, a renderla speciale, sono state la sfilata della banda della Società filarmonica Giuseppe Verdi e una partecipazione vicina alle 10 mila persone, oltre ai tanti punti di ristoro messi a punto da qualcosa come 18 associazioni, quella è stata proprio la giornata di Boscarol.

Durante la messa patronale il sindaco Benvenuto, la presidente della Pro Loco Maria Patrizia Pallaro e il parroco dell’Unità pastorale di San Lorenzo e Santo Stefano, monsignor Ignazio Sudoso, gli hanno consegnato l’edizione 2025 del Premio Santo Stefano.
Un riconoscimento che, dal 1980, quando a riceverlo fu il dottor Felice Giacconi, riconosce il lavoro svolto, in diversi settori, per il bene e lo sviluppo della città.
«Per il prezioso contributo culturale, musicale ed umano offerto alla comunità. Storico presidente della Società filarmonica Giuseppe Verdi, ha dedicato il proprio impegno alla crescita di una prestigiosa realtà associativa, distinguendosi anche per la costante ricerca e la promozione di giovani talenti musicali. Erede dell’autorevole bacchetta dei maestri Antonio Visintin e Paolo Zonta, ha saputo guidare, con passione e competenza, la popolare “Cantada” di Santo Stefano, divenendone, nel tempo, autentico testimone e garante della tradizione comunitaria locale».

Così si legge nella motivazione impressa nella pergamena che gli è stata consegnata al termine della funzione religiosa. Classe 1947, già direttore di filiale di due importanti istituti bancari, nel 1975 Boscarol riceve la bacchetta da Antonio Visintin, meglio conosciuto come “Toni Marinel”. «Avevo 28 anni – racconta – e diventai presidente della Verdi, mentre il giorno dopo la “Cantada” divenni pure padre della mia primogenita Elena. Allora dirigevo poche canzoni, non avevo nemmeno un palco e in piazza c’erano solo due damigiane di vino appoggiate su dei carri agricoli. Fu mia moglie Manuela ad aiutarmi a scrivere il foglietto con su impresse le parole dei motivi cantati da una sempre maggior quantità di persone».

Proprio com’è stato venerdì: “Paesanella”, “Andremo sul Carso” e “Vizilia de na volta”, solo per citarne alcune. Marino non ha potuto dirigere la folla di cantori sono alla fine degli anni ’90 e nel 2024, l’anno in cui ha perso l’adorata moglie. Nella centralissima piazza del rione, dinnanzi all’antica chiesetta del ’500, è arrivata la banda, scortata da due pattuglie della Polizia locale, e tra le sue fila c’è ora la seconda figlia di Marino, Elisa. La tradizione continua.
E la tradizione è stata rispettata, pure, da quel “popolo” bisiaco che non rinuncia ad affollare le vie del rione, a far tappa nelle case e nelle aziende agricole, ma anche ad assaggiare leccornie, innaffiate da dell’ottimo vino, nei chioschi delle associazioni. «È una festa della nostra gente – così il sindaco Mauro Benvenuto – ed è una festa che sottolinea quella che è la spontaneità e la genuinità di una città viva e vivace. Alla Pro Loco l’onore di saper rinverdire al meglio questa bella tradizione».
Ali di folla, giovani e meno giovani, persino emigrati che tornano a Ronchi dei Legionari per le festività natalizie. Tutto questo, ma non solo, è Santo Stefano, il “cuore” della Bisiacaria. «Sono felice e soddisfatta – ha detto alla fine la presidente della Pro Loco Pallaro – e non posso che esserlo quando guardo la gran quantità di persone che onorano questa tradizione. Santo Stefano non passa mai di moda».
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