Capannone dei profughi, arrivano i letti

La Protezione civile ha portato l’attrezzatura necessaria a Valmaura. A giorni lo sgombero del Silos
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 01/09/15 - Silos, Profughi
Lasorte Trieste 01/09/15 - Silos, Profughi

Nel giro di un paio di giorni il capannone di via Rio Primario, a Valmaura, dovrebbe essere pronto per ospitare i profughi del Silos. Ieri mattina la Protezione civile ha portato letti, materassi, coperte e l’attrezzatura necessaria per allestire il centro di accoglienza. Il materiale, per il momento, è stato accatastato in fondo alla struttura perché gli spazi andranno sottoposti a un ulteriore intervento di pulizia. Il trasferimento ritarda quindi un po’ rispetto ai programmi del Comune, che contava di completare il passaggio a metà di questa settimana, come annunciato recentemente dal sindaco Roberto Cosolini in un incontro pubblico con stampa, associazioni e operatori. Sono un’ottantina, grossomodo, i richiedenti asilo di nazionalità afghana e pachistana che troveranno alloggio nell’hangar. Altri quaranta sono già stati spostati a Pordenone. L’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari non prevede nuovi arrivi nel breve-medio periodo: «Il numero dovrebbe restare quello attuale». La struttura di Valmaura è piuttosto defilata dalla zona abitata, se si esclude un caseggiato di fronte al capannone, ma non manca di tanto in tanto la sfilata di curiosi che si spingono fino in fondo alla strada per osservare le operazioni di allestimento. L’assessore torna a smentire, intanto, le voci di un possibile impiego della caserma di via Rossetti e della ex fiera: «Sono due strutture che non possono essere utilizzate per l’accoglienza, quindi chi continua a mettere in giro ciò dice falsità e alimenta inutili preoccupazioni tra i residenti».

In attesa dello spostamento in via Rio Primario, i profughi, continuano a bivaccare al Silos.Sono quasi due mesi, ormai, che vivono in baracche di cartone e non sono stati giorni facili, questi. Il maltempo che si è abbattuto sulla città ha reso ancora più problematica la vita di quanti dimorano all’interno della struttura: il pavimento di terriccio, a causa della forte pioggia, si è rapidamente trasformato in una palude di fango e zanzare. Nonostante i vari interventi di pulizia degli operatori dell’Ics, il sito resta un’area sporca, con spazzatura sparsa un po’ ovunque. Al Silos ormai non trovano alloggio solo i profughi afgani e pachistani, ma è frequentato anche da altre persone. Ieri non è passata inosservata la presenza di un gruppo di giovani di origine africana, di ragazze e, all’esterno, di altri connazionali a bordo di auto, riforniti di scarpe e abiti.

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