Capitali italiani in fuga Carinzia a quota 3 miliardi

di Marco Di Blas
KLAGENFURT
Ormai siamo al “si salvi chi può”. Dell’emergenza Italia, il “baratro” spesso evocato dal primo ministro Monti, sul cui ciglio ci saremmo fermati appena in tempo si ha un riscontro anche a Villaco, nei corridoi della Bank für Kärnten und Steiermark (Bks), che ha una delle sue filiali nella Hauptplatz, la “piazza principale” della città. Oppure in quelli della Kärnten Sparkasse, dietro il Park Hotel. O perfino negli angusti uffici della Schöller Bank, che solo gli iniziati conoscono, perché ha la sua sede quasi nascosta al primo piano di un edificio e solo una targa sulla strada. Da settimane in questi uffici si sente parlare molto la nostra lingua. Sembra di essere tornati al 1993 – anche quello un anno di emergenza, con l’Italia sul ciglio di un “baratro” – quando gli italiani arrivavano in processione davanti agli sportelli bancari carinziani per affidarvi le loro lire. Quelle scene si stanno ora ripetendo, anche se non esiste più la minaccia di una svalutazione della lira, perché abbiamo tutti l’euro, noi e gli austriaci. Ma lo stesso euro, affidato a mani austriache, ci appare più sicuro. Erano 1,5 i miliardi di euro che in ottobre – secondo le rilevazioni della Banca nazionale austriaca – risultavano depositati da clienti italiani nelle banche della Carinzia. Da allora sono passati soltanto tre mesi e quell’importo è raddoppiato. La stima questa volta è fatta da Heimo Penker, direttore generale della Bks, che per lunga esperienza conosce bene il settore bancario austriaco e conosce molto bene anche gli italiani (tra l’altro, è console onorario del nostro Paese a Klagenfurt). «Soltanto nella nostra filiale di Villach – ha dichiarato – abbiamo registrato un aumento dal 15 al 20% dei depositi di cittadini italiani». La Bks fino al mese scorso aveva raccolto 300 milioni di euro da clienti giunti da Oltreconfine. «Ma ne avremmo potuti ricevere molti di più – precisa Penker – se la nostra banca non osservasse meticolosamente tutte le norme anti-riciclaggio». In altre parole, la Bks ha accettato solo versamenti di provenienza certa e documentabile, per non favorire l’evasione fiscale o il trasferimento di fondi di provenienza illecita. Depositi italiani in crescita sono segnalati anche dal gruppo delle Reiffeisen Bank (le casse rurali capillarmente presenti sul territorio austriaco, anche se con la clientela straniera opera prevalentemente la banca regionale) e dalla Kärntner Sparkasse, proprio quella che si è appena ritirata dal Nordest d’Italia, cedendo le sue filiali alla Südtiroler Sparkasse. Del trasferimento di capitali in Austria sta beneficiando anche la filiale austriaca di Hypo Group Alpe Adria, le cui vicissitudini societarie che l’avevano portata sull’orlo del fallimento non preoccupano evidentemente i risparmiatori italiani. «Registriamo un significativo aumento dei depositi – ha dichiarato al settimanale “Format” Dominic Köfner, portavoce di Hypo – e ciò che ci conforta di più è che funziona il passaparola: dopo i primi arrivano i parenti e i conoscenti». In altri tempi gli investimenti in Austria erano motivati dei rendimenti più vantaggiosi. Oggi la molla della fuga all’estero è l’insicurezza. «Noi paghiamo il denaro il 2% - osserva Heimo Penker – contro il 6% che si potrebbe lucrare in Italia».
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