Cardiochirurgia, il super-reparto che teme di perdere l’eccellenza
Alla fine il sindaco Roberto Cosolini si è anche infilato un camice bianco e in compagnia dei medici ha accettato di entrare nelle stanze di degenza della Cardiochirurgia di Trieste dopo essere salito al Polo cardiologico ieri a ora di pranzo per ascoltare che cosa fa questo centro di alta eccellenza, per il quale si teme (di fronte a riforme della sanità regionale ancora non formalizzate) possa essere messa in discussione l’esistenza. Accompagnato dal consigliere comunale del Pd Aureo Muzzi (egli stesso medico) Cosolini ha ascoltato la relazione di Aniello Pappalardo, il direttore di Cardiochirugia, il quale soprattutto ha citato il numero di interventi (570 quest’anno), l’alta specializzazione non solo dei chirurghi ma anche della Terapia intensiva che solo a Trieste si avvale di medici cardiologi, il fatto che «neanche i pazienti più gravi vengono rifiutati e nonostante ciò l’indice di mortalità è bassissimo, molto più basso di quanto l’ex ministro Balduzzi ha decretato come limite minimo».
Costruito nel 2003 e infatti ancora adesso come nuovo, il reparto di Cardiochirurgia ha una storia lunga, era nato 37 anni fa in angusti spazi dell’ospedale Maggiore, poi restaurati negli anni Ottanta con fondi pubblici ma con il determinante apporto del mecenate Primo Rovis. Infine il trasferimento al Polo cardiologico di Cattinara «dove per fortuna - ha detto Pappalardo - abbiamo sempre avuto garantiti infermieri sufficienti, e l’attaccamento del personale ai pazienti e alla qualità dei risultati è così alta che non soffriamo di “turn over”». Il timore però è sulla porta: «Questa mazzata di taglio dei finanziamenti - ha detto il direttore - colpirà certamente anche noi, il fatto di aver finora lavorato tanto, e fatto sempre tanti straordinari, forse ci aiuterà a far fronte, però qui il sistema funziona, bisogna fare il possibile perché possa continuare in questa direzione». I parametri della legge nazionale fanno perfettamente rientrare, in regione, la quantità di due Cardiochirurgie: non saranno eccessivi i timori che si possa di nuovo mettere in campo il già visto “tormentone” secondo cui di Cardiochirurgie la Regione potrebbe volerne solo una? Per i vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria, i timori non finiscono mai...
Il direttore generale Cobello ha spiegato al sindaco che questo reparto è anche il più forte “attrattore” di pazienti dalla regione e da fuori regione, con il debutto di nuovi rapporti transfrontalieri grazie alla collaborazione instaurata con l’ospedale di Isola. E Cosolini ha apprezzato: «In tutti i campi ormai vanno aperte collaborazioni transfrontaliere». (g. z.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo