«Caregoni invasi da barche fuori legge»

Sulla querelle l’attacco di Legambiente anche alla politica: «Grigliate in mare e centinaia di bagnanti, ma nessuno vigila»
Bonaventura Monfalcone-21.05.2016 Registrazione programma Davide Mengacci-Piazza della Repubblica-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.05.2016 Registrazione programma Davide Mengacci-Piazza della Repubblica-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
STARANZANO. «Sono inconcepibili le proteste di questi giorni sulla vicenda dei Caregoni, perché il Regolamento della Riserva pubblicato sul Bur dal 2003, quindi da 14 anni, permette solo la navigazione per fini escursionistici sulle acque fluviali e marine individuate a tale scopo dall’organo gestore e, cosa più importante, vieta la balneazione nelle zone indicate della Riserva. Quindi attraverso il Piano di Gestione del Sito “Natura 2000” in fase di approvazione, il Comitato tecnico-scientifico non fa altro che ribadire solo quanto già previsto dalla normativa vigente e la necessità di farlo applicare, cercando di metter ordine a una situazione che nel periodo estivo rasenta la totale anarchia». È la sferzata di Legambiente, Circolo Ignazio Zanutto di Monfalcone, contro l’associazione Amici dei Caregoni nonché una scrollata ai politici.


Secondo gli ambientalisti quello che si attende è la conferma di quanto è stato già scritto da tempo. «Questo divieto di svolgere attività nella zona della Riserva purtroppo è totalmente disatteso – spiega Legambiente – in quanto basta guardare i video che sono diffusi in rete e sui social, per rendersi conto di quello che succede nell’area protetta. Ci sono grigliate sulle barche e centinaia di persone che affollano il mare della Riserva disturbando l’ambiente marino. Ancor più grave che tutto ciò avviene sotto gli occhi indifferenti di chi doveva vigilare e informare le autorità competenti e non l’ha fatto».E aggiunge: «La balneazione, inoltre, è consentita nelle zone classificate come RG e RP dal Piano di conservazione e sviluppo, se non interdette da specifiche disposizioni di legge. Invece tutta l’area è diventata come se fosse balneabile ignorando tutte le regole e prescrizioni».


Secondo Legambiente, il Comitato tecnico-scientifico per le aree protette previsto dalla legge regionale 42/1996 non è il male da sconfiggere, ma è un organo consultivo dell’amministrazione regionale, incaricato di esprimere pareri obbligatori in materia degli ambiti sotto tutela ed è costituito da cinque Direttori di Servizio della Regione e da sei esperti proposti per competenza nelle varie materie delle Università di Trieste e Udine. «Non proprio dei dilettanti, insomma» ribadiscono gli ambientalisti. Inoltre l’obiettivo primario di una Riserva naturale «è e deve rimanere la tutela dell’ambiente». Non si tratta, quindi, solo di avifauna, ma di tutto il delicato ecosistema che la caratterizza: ambienti di riproduzione, alimentazione, praterie di fanerogame, banchi sabbiosi semi-sommersi compresi. «Altrimenti c’è da chiedersi, per quale motivo sono state istituite? Dopodiché, si può anche discutere di fruizione e di giusta sostenibilità, ma queste - sostiene Legambiente - sono imprescindibili dal rispetto delle regole e degli organi scientifici chiamati ad esprimersi sulla gestione della Riserva stessa. Condizioni che riteniamo ancora lungi dall’essere raggiunte».


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