Carminati trasferito nel carcere di Tolmezzo

La scelta di lasciare il Regina Coeli di Roma per «incompatibilità ambientale». In Carnia ora si trova nella struttura di massima sicurezza. Nelle indagini spunta anche Ciavardini: «Mettermi in mezzo è una porcheria»

ROMA. Via da Mafia Capitale. Via da quell’humus umano, come lo ha definito il suo avvocato, che ha permesso alla cupola di espandersi e di mettere le mani su gare, appalti, istituzioni, e via dai compagni della banda. Massimo Carminati, l’ex terrorista Nar ritenuto dagli inquirenti il capo del sodalizio criminale, ieri è stato trasferito dal carcere di Regina Coeli a quello di massima sicurezza di Tolmezzo, Udine, per «incompatibilità ambientale». È il terzo trasferimento in pochi giorni dopo quelli di Salvatore Buzzi, presidente delle coop rosse, spostato in Sardegna, e del manager Fabrizio Franco Testa, portato nel carcere di Voghera. «Prendiamo atto di questo trasferimento che inevitabilmente finisce per limitare il diritto di difesa perché rende difficile il dialogo tra un indagato e il suo avvocato» ha detto il suo difensore, Giosuè Bruno Naso, confermando anche che questa raffica di trasferimenti si spiega con il «divieto per gli imputati di associazione mafiosa di stare tutti nello stesso carcere».

Intanto domani mattina, a Regina Coeli, ci saranno gli interrogatori di Rocco Rotolo e di Salvatore Ruggero, gli ultimi due ad essere finiti in carcere perché ritenuti responsabili di aver messo in contatto Buzzi con il clan della ’ndrangheta dei Mancuso. E dagli atti allegati all’inchiesta spunta anche un’intercettazione ambientale, del 7 febbraio 2013, in un bar di Roma, che mette in mezzo Silvia Pesante, già direttrice delle carceri di Frosinone e di Sulmona. Protagonisti della conversazione l’imprenditore Mario Zurlo e il braccio destro di Carminati, Riccardo Brugia. Nella telefonata non viene mai pronunciato il nome della Pesante ma si fa esplicito riferimento ad una «bionda direttrice del carcere di Frosinone». Zurlo dice a Brugia che «l’altro giorno è passato Luigi (Ciavardini precisa dopo, ndr) per farmi gli auguri e stava con una bionda in macchina, rideva». Brugia chiede: «Ma che era un trans?» e Zurlo risponde: «No è il direttore del carcere di Frosinone, se la stava portando a casa... gli ho detto di stare attento perchè il giorno che non te la porti più a casa più questa te fa leva la semilibertà... perchè quella è un dipendente del Ministero degli interni». Poi Zurlo rivela a Brugia che Ciavardini «con la sua cooperativa sociale sta facendo tutti i lavori intorno al carcere, gli pulisce l’erba...c’ha tutto il verde esterno». Ma Ciavardini - ex Nar condannato a 30 anni perché ritenuto l’esecutore materiale della strage alla stazione di Bologna, e dal 2009 in stato di semilibertà - nega collegamenti con la cupola: «Mettermi in mezzo in questa inchiesta è una porcheria, siamo sempre stati lontani da chi quelle cooperative le ha gestite e da chi possa aver avuto rapporti con loro. Non sono Buzzi».

Il sindaco Ignazio Marino, che ieri ha partecipato all’iniziativa di Sel “Affari, Criminalità, Corruzione. Cambiamo tutto”, ha ribadito ancora una volta che «gli affari per quella gente sono finiti e nella nostra amministrazione posto per quelle persone non ce n’è. Io sono alla guida di un’amministrazione - ha concluso- che questa città la sta cambiando».

Riproduzione riservata © Il Piccolo