Cartubi vuole cambiare il sistema produttivo e licenzia nove addetti

Massimo Greco



Cartubi, l’azienda navalmeccanica stanziata nell’ex Arsenale, vuole riorganizzare le attività, cambiare tipologia operativa, rivedere un sistema aziendale che negli ultimi esercizi ha fatto acqua. Dal 2017 al 2020 i ricavi sono scesi da 38 a 29 milioni, il margine operativo da 976.000 a 174.000 euro.

Per procedere a questo riordino Cartubi ritiene di dover assottigliare l’organico di 9 unità su un totale di 68 addetti: ha trasmesso ai sindacati una raccomandata con cui l’imprenditore Mauro Franco annuncia il licenziamento di 8 operai e di un impiegato. Franco ha parlato con Marco Relli, segretario della Fiom Cgil, sigla maggioritaria in Cartubi: l’intento è limitare l’impatto sociale, puntando su pensionamenti e accordi di esodi.

Ieri pomeriggio dalle ore 14.30 alle 16 Relli, dopo aver avvertito l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, ha presieduto un’assemblea di lavoratori, decisamente sorpresi da questa novità ferragostana. Anche perché nel dibattito è emerso che il lavoro non manca.

Già, però nella lettera ai sindacati Franco argomenta che questo lavoro ha una marginalità non più sostenibile e che l’azienda intende puntare sull’engineering e sul servizio per la navalmeccanica. La crisi dell’oil&gas si è fatta sentire, la riparazione e trasformazione dei maxi-yacht non hanno dato i risultati sperati. —



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