Case d’epoca vetuste ma «di lusso»: il rebus del catasto nel centro città a Trieste
Aumentano i ricorsi alla Corte di giustizia tributaria. Il presidente Grohmann: «Trieste è penalizzata»

Annoverati tra gli immobili di lusso, anche se il loro stato reale dice tutto il contrario. È uno strano paradosso catastale quello che attanaglia alcuni appartamenti del centro di Trieste. Strano sì, perché difficilmente giustificabile a prima vista, ma dalle conseguenze pesanti per i rispettivi proprietari, siccome è anche da questa classificazione che discende la base imponibile per il calcolo delle tasse.
Il fenomeno è testimoniato da un fedele “termometro” fiscale, dato dal numero di ricorsi che vengono presentati ogni anno a Trieste per questo genere di controversie. Ad accendere i riflettori sul caso è il presidente della Corte di giustizia tributaria Dario Grohmann, che ripercorre la genesi delle liti e, soprattutto, indica l’alta frequenza con cui queste arrivano al suo tavolo.
Paradosso diventato un incubo
Per capire come il paradosso di cui sopra sia diventato un incubo per decine di triestini, bisogna prima ricordare alcuni elementi di contesto. Le categorie catastali vengono assegnate a ciascun immobile dall’Agenzia delle entrate, sulla base di un complesso quadro normativo andato definendosi fin dagli anni Trenta del Novecento. L’assegnazione di una categoria – come si legge nel quaderno operativo del Friuli Venezia Giulia – dipende dalle «caratteristiche intrinseche dell’unità immobiliare», vale a dire da parametri che afferiscono alle sue proprietà «costruttive e strutturali». Come la superficie totale, il numero e le dimensioni dei vani, o i servizi presenti al suo interno.

La riforma dei parametri
La riforma di tali parametri è da decenni oggetto di discussione a livello nazionale. Basti sapere, nel nostro caso, che a ogni categoria catastale è associata una particolare tipologia di immobili, dalle ville (categoria A7 o A8) alle abitazioni popolari (A4 o A5) fino a quelle considerate di lusso (A1). Il problema è il seguente: «Molti appartamenti del centro città vengono classificati in A1 – spiega Grohmann – nonostante siano immobili vetusti e non abbiano alcuna caratteristica di lusso se non la metratura». Da cui deriva un evidente squilibrio in termini di imposizione fiscale, giacché gli immobili di categoria A1 «vanno sempre a tassazione piena, anche se si tratta di prima casa».
A un quadro normativo giudicato obsoleto da numerosi osservatori, si sommano le peculiari caratteristiche del patrimonio immobiliare che compone il centro storico di Trieste. Il quale è zeppo di edifici e abitazioni che, a dispetto dei loro pregi «costruttivi e strutturali», mostrano in realtà tutti i segni del tempo (si pensi solo al Borgo Teresiano). «La città è penalizzata sotto questo punto di vista», commenta Grohmann.
Grohmann: le mani legate
La maggior parte dei proprietari tentano allora la via del ricorso alla Corte di giustizia tributaria. «Ma noi abbiamo le mani legate – risponde Grohmann – perché non possiamo modificare la legge». Facile intuire l’esito dei ricorsi, quasi tutti respinti. E allora, come uscirne? Una possibilità, ricordata dallo stesso Grohmann, è quella di intervenire con specifici lavori di restauro che riescano ad aggirare i vincoli imposti dalle diverse norme: «Il proprietario dovrebbe fare dei lavori strutturali importanti nell’immobile, così da cambiarne completamente la fisionomia», dice ancora Grohmann. «Se ho un appartamento da 200 metri quadri, lo divido in due, o intervengo sui bagni, per poterlo accatastare in A2».
Chiaro che, però, è una strada onerosa, o non sempre percorribile se sull’immobile insistono vincoli particolari. E perciò non rimane che affidarsi a Roma, ossia a una riforma del sistema catastale. «La cosa più semplice sarebbe modificare la norma di legge», conclude Grohmann, ricordando che esiste già un decreto del 1969 finalizzato a circoscrivere meglio la definizione di casa «di lusso». Per una riforma del sistema catastale, l’ultimo tentativo risale al governo Draghi, poi arenatosi in Parlamento. —
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